LE CHIAVI DEL CASTELLO - un libro di favole

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LE CHIAVI DEL CASTELLO


UN LIBRO DI FAVOLE


INTRODUZIONE
Dopo aver scritto alcuni libriccini di favole, che voi forse avrete già letto, mi chiederete ora se le ho inventate io oppure se le ho ascoltate da qualcun altro.
Ebbene, vi accontento subito.
È stata una fata a raccontarmele, e io le ho scritte come voci di un eco che non si vuol mai perdere per rinnovare quell’incanto che ho provato quando me le raccontava.
Infatti...


L’ECO
C’era una volta una terra aspra e brulla, fatta di montagne con pareti scoscese su una valle profonda e senza luce, dove regnava un silenzio glaciale da far paura.
Venne proprio lì a passeggiare una fata bellissima che aveva una voce soave e disse una parola, nemmeno a voce alta, che era però incantata.
E subito da ogni parte, più volte rispose l’eco, animando un colloquio fatto di voci nuove.
Da allora in quella valle cominciarono a stormire le fronde, a sussurrare le acque, a scrosciare le cascate, a orchestrare gli uccelli ed in ogni dove comparve sovrana l’armonia.
Ed era bastata una parola, una parola sola, ma incantata, e incantò quella volta anche l’anima mia...


Ma ora vi lascio alla lettura delle altre favole così anche voi scoprirete quale sia la parola incantata che ho ascoltato dalla fata e me la potrete ridire per incantare di nuovo il mio cuore.


LE CHIAVI DEL CASTELLO
C’era una volta un re molto ricco che abitava nel più bel castello che sia mai esistito, con i tesori più preziosi che siano mai stati raccolti, con quelle comodità che nessun altro avrebbe potuto desiderare tutte insieme e che viveva felice con i suoi numerosi figli che erano tutti principi e principesse.


... abitava nel più bel castello che sia mai esistito
Ma un brutto giorno dovendo per ufficio andar lontano e separarsi quindi dai suoi figli, pensò di affidare a loro le chiavi di casa perché vi potessero abitare, anche in sua assenza, senza preoccupazioni.
Quindi radunati i dignitari, il seguito, la scorta, i servi ed i bagagli, insieme ai figli che lo avrebbero accompagnato per un po’, usciti tutti dal castello, il re ne chiuse la porta a chiave e finalmente partirono.
Arrivati alla strada maestra, si divisero, e chi proseguiva si voltava ogni tanto a salutare, e chi tornava a rispondere al saluto, finché non si persero di vista l’un l’altro.
Ma quale non fu la sorpresa dei principi quando, una volta davanti alla porta di casa, si accorsero che, se anche ognuno di loro aveva una chiave, purtroppo nessuna di esse riusciva ad aprire.
Cercarono allora di scuotere la serratura con pugni e spintoni, ma era troppo robusta per cedere, perché era stata fatta per resistere ai ladri.
Provarono ad entrare dalle finestre, ma erano munite di inferiate impenetrabili, collocate apposta per proteggere i tesori e i preziosi raccolti nelle stanze del castello.
Qualcuno tentò persino di entrare dai comignoli, qualcun altro di scoperchiare il tetto, ma non riuscirono nemmeno ad infilare il naso in qualche fessura.
E così dovevano rimanere tutti fuori della loro casa, senza una lira, senza un vestito per cambiarsi, senza nemmeno un ombrello per ripararsi, come dei poveracci esposti al freddo e senza pane da mangiare.
Eppure tutti avevano una chiave ed ogni chiave entrava nella toppa del portone e girava anche nella serratura, ma nessuna di esse riusciva ad aprire.
Così per necessità uno si rifugiò nel pollaio, un altro nel fienile, un altro ancora nella stalla; insomma ognuno trovò il suo buco, come un qualsiasi mendicante che si rintana da qualche parte, per paura di essere scoperto e scacciato via dal padrone.
E pensare invece che erano i figli del re!
Finché a uno di loro non venne in mente una cosa a prima vista un po’ strana: che forse, per aprire, avrebbero dovuto usare tutte le chiavi, una dopo l’altra, nessuna esclusa.
Provarono e, con loro grande meraviglia, il portone si spalancò d’incanto e poterono finalmente entrare al caldo e sedersi intorno alla tavola imbandita.
E poiché in quel castello non mancava niente, e anche oggi non manca niente, e vi sono tutte le comodità, se andate da loro, li troverete felici e contenti, e vi racconteranno la storia delle chiavi che erano tutte necessarie, per entrare nella loro casa.
Ma forse è proprio questo il vero motivo per cui ognuno di noi non abita in un magnifico castello e deve accontentarsi della dimora che ha, perché si trova sempre da solo davanti al suo portone, con una sola chiave per aprirlo e, con lui, non entra nessuno a fargli compagnia.


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