GIUDA e altri personaggi oggi sulla scena





Chi fa la parte 
del protagonista?

I bambini, le donne, gli apostoli, i farisei, Giuda e altri personaggi 
nell’antico regno d’Israele. 




INTRODUZIONE


Alcuni dei personaggi che compaiono sul nostro palcoscenico potrebbero sembrare un po’ diversi da quelli che incontriamo nel mondo abituale, eppure non meno esemplari. 
Giudichi il lettore!
Per la scena, il pubblico e la platea non ci dobbiamo preoccupare. Un luogo, una casa, una strada, insomma un teatro, si possono sempre trovare a questo mondo, e non solo con l’immaginazione.
Non resta altro da augurarci se non una piacevole lettura.


ATTORI
                                              Due farisei di cui uno più anziano.                    
                                              Giuda, Giacomo, Giovanni: discepoli di Gesù. 
                                              Maria di Nazaret e Luca. 
                                              Lazzaro e Maria di Betania.
                                              Uomini e donne pellegrini verso Gerusalemme.
                                              Moglie di Pilato, governatore romano. 
                                              Moglie di Caifa, sommo sacerdote.
                                              Moglie del comandante delle guardie.
                                              Una donna con bambini, il marito, 
                                              Un professore giornalista, 
                                              Servi, donne della casa di Betania, 
                                              I nipoti di Lazzaro: 
                                              Un messo del sinedrio, 
                                              Gente di Gerusalemm
                                              Anora altri personaggi di non minor rilievo.



PROLOGO

SCENA UNICA
In cerca del protagonista


Sul palco vuoto, senza scenario, 
una sola figura: quella del regista.


Regista: (Rivolto alla platea) 
Chi è il protagonista?
Giuda?
Oppure quel Gesù che sta dietro le quinte e non compare nemmeno in scena?
Ma no!
I veri protagonisti di un teatro non sono gli attori, non sono nemmeno le comparse, le donne e i bambini, ma è la vita. Solo dopo compaiono interpreti e commedianti.
Tra l'altro ci manca ancora l'attore principale!
Non si riesce a trovare chi voglia fare la parte di Giuda! 
Non c'è nessuno oggi che voglia fare la figura di chi tradisce l'amico, eppure alle volte sembra che si costruiscono amicizie per poter meglio imbrogliare e tradire gli amici.
Ma, forse, uno l'abbiamo trovato!
Ecco, che arriva.
Regista: (Rivolto a un nuovo personaggio sulla scena) 
Buon giorno!
Figura senza ancora un nome: 
Buon giorno.
Regista: 
Siamo tutti in attesa di una sua decisione.
Allora vuol fare la parte che le abbiamo riservato?
Figura: 
A dir la verità non sono entusiasta!
Regista: 
Eppure è un incarico di primo rilievo. È un compito importante.
Figura: 
Un traditore è forse importante?
Regista: 
Ma Giuda non voleva tradire nessuno e soprattutto non voleva tradire gli amici, i suoi compagni di sventura, dominati da padroni stranieri e approfittatori interessati.
Figura: 
Gesù non era suo amico?
Regista: 
Era un concorrente d'impresa, un rivale in concorso.
Giuda non voleva salvare Gesù, ma gli Ebrei.
Figura: 
E Gesù, chi voleva salvare?
Regista: 
Tutti! Anche i Romani che, invece, erano i padroni al potere. Chi vuol troppo si compra la propria rovina! 
Una mezza misura è sempre più conveniente, almeno per chi non guarda troppo per il sottile!
Il pezzo teatrale è interessante e lei acquisterà la fama dell'attore di grido.
Insomma, vuole collaborare sì o no?
Figura: 
E va bene...
Proviamo ad andare in scena, se va male, mi ritiro in buon ordine...
Regista: 
Vuol lasciaci nei guai?
Per evitare di essere Giuda tradisce teatro e attori!
Figura: 
Va bene, ma se non fossi capace di fare il Giuda?
Regista: 
Lei è la persona adatta! Tutti noi aspettiamo il suo: "Sì!". 
Non ci deve deludere.
Per l'esecuzione, tutti i personaggi in scena sono come dei soldati sul campo di battaglia che obbediscono senza remore al comandante, sicuri di cantar vittoria! 
Anche per lei non mancheranno le istruzioni d'obbligo. 
Basterà che le esegua ciecamente.
Figura: 
Allora il vero Giuda è chi comanda: io sono solo una comparsa.
Regista: 
Quante discussioni, al posto di salvare teatro e attori!
Figura: 
E al posto di salvare lo stipendio di artista.
Regista: 
Oh... 
Finalmente! 
Ora vedo che ragiona!
Un buon guadagno è sempre un compenso meritato!
Non le pare?
Figura: 
E, va bene! 
Allora, cominciamo con stipendio e fama ad andare subito in SCENA...
Regista: 
Si comincia, ma prima sulla scena ci sono i farisei, la gente al potere nel tempo e nel paese del nostro teatro.




ATTO PRIMO

SCENA PRIMA
Due farisei


Due farisei in un angolo della platea. 
Evitare che siano come gli attuali rabbini. 
Piuttosto come due funzionari di banca, 
vestiti elegantemente. 
Il più anziano con gli occhiali a stanghetta, 
ma non d’oro.
Il secondo con una borsa in mano 
(come un portaborse).


Fariseo giovane: 
Molti nel sinedrio non capiscono questo tuo attaccamento nei riguardi di Giuda...
Fariseo anziano: 
Eppure ci è tanto necessario!
Fariseo giovane:
Perché?
Fariseo anziano: 
Perché un pentito, in giudizio, è la miglior accusa dell’imputato.
Noi possiamo accusare Gesù di ateismo o, il che è uguale, di voler egli essere Dio stesso. Ebbene la gente potrebbe dire che noi parliamo per interesse o per paura di perder qualcosa del nostro potere, del nostro ufficio come veri ministri di Dio; ma nessuno della compagnia del maestro, che si dichiari pentito di averlo seguito, può essere accusato di aver qualche interesse a farlo.
Giuda potrebbe essere la nostra migliore testimonianza contro Gesù.
Ecco perché io penso che ci sia necessario.
Fariseo giovane:
Allora non tanto perché egli ce lo possa consegnar nelle mani...
Fariseo anziano: 
No! Per carità, questo non bisogna dirlo. Anche con lo stesso Giuda non ne dobbiamo quasi parlare. È sottinteso che ogni buon lavoro merita la sua paga e che chiunque ci consegni il maestro ha diritto a una taglia ma, se anche consegnare e tradire in fondo son la stessa parola, chi vuol mai fare la figura del traditore?
Fariseo giovane:
Allora non parleremo più di taglie con lui...
Fariseo anziano: 
Proprio così! Piuttosto di come sia importante salvare la nazione, pronti anche a sacrificare i propri interessi.
Fariseo giovane:
Ma guarda che bei sacrifici deve fare, chi ha di mira un guadagno!
Fariseo anziano: 
Eppure, intascando i soldi della taglia, egli, nel medesimo tempo, dovrà confessare a se stesso di rinunciare alle sue più alte aspirazioni. Ora il sacrificio dei propri ideali, o almeno delle proprie idee, è uno dei più grandi che un uomo possa mai fare. Eppure, se queste sono state la causa del suo avvicinarsi al maestro, possono anche essere sfruttate, a nostra volta, da noi, perché egli lo possa tradire.
Fariseo giovane: (Con ironia). 
Povero Giuda che deve rinunciare alle proprie idee oppure ai nostri soldi!
Fariseo anziano: 
Non bisogna giudicarlo con severità, anzi dobbiamo accordargli sempre fiducia. Vedi, anche il maestro ha fiducia in Giuda:
Pensi forse che non se ne sia accorto che egli sarebbe potuto diventare persino un traditore?
Fariseo giovane:
In questo caso avrebbe dovuto già mandarlo via!
Fariseo anziano: 
Come sei ingenuo!
Allora avrebbe dovuto mandar a casa anche tutti gli altri della compagnia!
Come noi abbiamo bisogno di Giuda, anche Gesù ha bisogno di lui.
Fariseo giovane:
Forse per morire in croce!
Fariseo anziano: 
Non proprio!
Sta attento: cerco di spiegarmi meglio...
Vedi Gesù è un re. Tanto è vero che ci vuol spodestare per comandare in nostra vece...
Ebbene i re, da soli, non possono far niente. Come minimo, hanno bisogno dei ministri.
Fariseo giovane:
Per comandare.
Fariseo anziano: 
Non solo e non sempre, ma anche come rappresentanti del popolo, promotori delle varie istanze delle diverse categorie sociali.
Se è vero che il re comanda è anche più vero che la gente obbedisce solamente a quegli ordini di cui sente la necessità.
Fariseo giovane:
Allora è il popolo che comanda...
Fariseo anziano: 
In un certo senso, sì. Il popolo ha fame e la fame comanda più dei re.
Fariseo giovane:
E quando non ha fame...
Fariseo anziano: 
Ha sempre fame!
Vedi, anche noi farisei abbiamo fame. Una fame raffinata, da ricchi, vogliamo essere rispettati, lodati, ammirati e, questa fame, tra tutte, è la più grande ad affliggere gli uomini.
Fariseo giovane:
E allora?
Fariseo anziano: 
Allora, Giuda è un affamato tipico, è il rappresentante di quelli che vogliono ricchezze e onori. 
Insomma Gesù lo vede come il nostro uguale e, per mezzo di lui, vuole arrivare a estendere il suo potere anche sul nostro partito.
Fariseo giovane:
È vero che Giuda è legato ai farisei, ma dire che il Maestro lo vede come nostro rappresentante alla sua corte, mi pare un po’ eccessivo.
Fariseo anziano: 
E invece è proprio così, anche se non tutti se ne accorgono.
Gesù non è un impostore, ma se lo fosse, farebbe pur sempre di tutto per conquistarsi anche quelli che dicono la verità. Così, se vuole conquistarsi gli impostori, pensa di potersi mettere dalla parte della verità e togliere ogni potere alla menzogna.
Fariseo giovane:
... E ai Farisei il diritto di comandare!
Fariseo anziano: 
Piano, piano con i giudizi! Lasciamoli alla storia! Se dovesse mai interessarsi di noi.
Ora ci importa solo sapere che Giuda ci rappresenta e che possiamo usare di lui per trattare con il maestro.
Fariseo giovane:
Come dire che se Gesù lo vede come chi può tradirci, noi dobbiamo vederlo come chi può tradire lui.
Fariseo anziano: 
Via! Non esser poi tanto estremista!
Ogni verità ha qualche limite e quelli che vogliono essere i suoi ostinati paladini se li trovano fatalmente davanti a sbarrare loro il passo.
Al bando le ideologie! Noi siamo possibilisti, pragmatici, per mirare a quel che ci conviene; quindi meglio dir così: che Giuda è per la verità, perché è un fariseo, ma, perché i farisei hanno ragione, anche Giuda va d’accordo con loro.
Fariseo giovane:
E, magari, aggiungiamo che, a chi ci dà ragione, siamo sempre disposti a pagar trenta denari.
Fariseo anziano: 
Mi pare una discreta sommetta, no?
Fariseo giovane:
Va bene! Dopo tutto ogni buona azione merita un premio!
Ma tutta questa gente, qui intorno, che grida per avere un re comincia a darmi ben fastidio...


SCENA SECONDA
Un altro re


Una landa deserta gente che va e che viene. 
Giuda un po’ discosto dagli altri, da solo, 
con un vestito elegante, sportivo, a quadrettatura grossa; 
con la pipa in bocca.


Giuda:
Finalmente il Messia!
È venuto a risollevare i poveri, liberare gli oppressi, dar da mangiare agli affamati! Oggi, ha moltiplicato cinque pani per cinquemila uomini senza contare le donne e i bambini!
Il popolo lo ha eletto re!
Israele vede finalmente vicino un destino di gloria!
E invece il loro re si è nascosto e l'entusiasmo si è spento... 
Sembravano esaltati e, ora, tornano alle loro case come dei cani senza padrone...
Cani! Animali! 
Bestie che leccano la mano di chi da loro da mangiare e gli scodinzolano davanti perché si aspettano ancora qualcosa!
Ecco cosa sono questi figli del popolo eletto!
Servi del primo padrone che paga!
Avete bisogno di un padrone che pensi alla vostra fame?
Ah!, siete rimasti offesi per la mia domanda?
Giuda: (Sarcastico). 
Allora non siete dei servi?
Scusatemi tanto, egregi signori, non volevo mancarvi di rispetto!
Ah! non siete schiavi di nessuno?
Vi prego di scusarmi ancora, signori sudditi del re, non mi ero accorto della vostra dignità!
Infatti, cosa vedo?
Un popolo finalmente libero. Ha voltato la pagina del suo vecchio passato, un popolo nuovo...
I suoi prodi hanno compaginato un esercito di eroi, tutti uniti intorno al loro re!
La storia si ferma a guardare piena di ammirazione!
Attenti, però, che qualcuno non senta il rumore che fa il vostro stomaco se per caso è ancora vuoto...
Attenti che non si accorgano che cercate il pane, e dimenticate il re quando ha tralasciato di fare i miracoli...
Ecco, gli chiedete di saziarvi di gloria e invece il vostro re vi da del pane da mangiare!
Ebbene se qualcuno dicesse che lo avete scelto per fame, avete proprio ragione a fare gli offesi!
Ormai sono tutti convinti al sentir le vostre proteste colme di sdegno!
Tutti? C’è forse qualcuno che mette in dubbio la vostra fame di giustizia e di verità e sparli di voi dicendo che preferite mangiare il pane a buon mercato al posto di sudarlo voi stessi con fatica?
Non venite a dirmi che persino tra di voi c’è chi è spaventato di diventare un eroe! Ci stento a credere! Non ditemi che tutti hanno fame e sono tutti pronti per un po’ di pane, a diventare servi e cani come certamente voi non lo siete!
...
Basta!
Mi son arrabbiato fin troppo!
A che serve far la parte del moralista?
C'è mai qualcuno che ha ascoltato le prediche di un prete?
Cerchiamo di restare con i piedi per terra!
Allora, com'è la situazione adesso?
C'è qui uno che ha dato da mangiare; ma egli è di un partito diverso dal nostro?
No!
Chi ha distribuito il pane gratis nel deserto è invece proprio del partito nostro!
Allora tutti contenti! La liberazione è vicina! Abbiamo un re capace di trascinare le masse. Un re e una idea. Il pane e la libertà!
Presto radunate la gente!
Preparate le schiere per la battaglia!
Dove sono i Romani? Dove sono quei cani?
Un esercito, il terrore lo precede, un capo lo guida sicuro, le onde di un mare in tempesta hanno già travolto i nemici, ogni resistenza abbattuta... irrompe per annientare e distruggere...
Ma no! Invece è tutta un’illusione!
Dove è il re?
Ha anch'egli paura a rivestir la porpora, a impugnar lo scettro, a cinger la corona?
Miserabile!
Il popolo lo cerca ed egli si nasconde!
I Romani guardano e ridono.
Mandano gli esattori a riscuoter le tasse e le spie a scovare i deboli.
Mondo di cani...
Servi siete e servi resterete...
Dove è il vostro padrone?
Che importa chi egli sia? Il procuratore romano o il Messia inviato dal cielo a darvi il pane...
Eppure, anche se sembra tutto finito sul nascere, bisogna pur considerare le cose a mente fredda.
Vediamo fin a che punto possiamo dare a costui qualche credito! 
Prima di condannarlo, portiamolo in giudizio. Ecco, la corte vuol sapere quale sia il vero motivo delle sue decisioni. Si discolpi! Ha forse agito per prudenza oppure solo per vigliaccheria? Diamogli le attenuanti del caso! 
Effettivamente per fare una rivoluzione ci vuole un’organizzazione ben preparata. Tutti i moti popolari ammalati di spontaneità son sempre falliti. Ci manca ancora del tutto un’organizzazione efficiente. È facile accendere una scintilla, difficile è mantenere un fuoco. Perché possa divampare, abbisogna di combustibile. L’unica energia che lo può alimentare è l'odio. Qui invece abbiamo a che fare solo con degli esaltati! Ma, senza odio, non si fa una guerra e, senza lotta, non si può cantar vittoria.


SCENA TERZA
Un po’ di politica e un po’ di religione


Entra in scena il fariseo anziano di prima e si rivolge a Giuda, 
iniziando con lui un colloquio a botta e risposta.


Fariseo anziano: 
Che fa, adesso, il maestro?
Giuda:
Adesso? Che significa adesso?
Fariseo anziano: 
Il popolo lo vuole re.
Giuda:
Ma il re non vuole la corona!
Fariseo anziano: 
E allora che vuole?
Ha portato qui tutta questa gente per invitarli a pranzo? Gli piace far giochi di prestigio? Se poi il prestigio che ottiene, lo sapesse almeno usare! Uno scopo deve pur averlo avuto? È lecito chiederlo a un suo discepolo?
Giuda:
Senza un minimo di prudenza adesso sarebbe re! Ma i Romani non sarebbero stati solamente lì a guardare!
Mai dichiarare guerra senza averla già cominciata e mai cominciarla senza averla già vinta!
Insomma, non siamo ancora pronti!
Fariseo anziano: 
Eppure se fosse un messia o prima o poi dovrebbe decidersi a liberare Israele!
Giuda:
Eppure, se è il Messia, saprà meglio di noi quando verrà la sua ora!
Fariseo anziano: 
Se verrà mai quell'ora!
Giuda:
Certo che verrà!
Altrimenti la faremo venire noi. Il sassolino è già una valanga.
Fariseo anziano: 
Ma che puoi fare tu? Vuoi forse comandare al destino?
I Romani fanno paura a tutti, al sinedrio e al popolo, al messia e anche a te! 
Potrai convincere il maestro a prendere le armi? Ti darà forse ascolto?
Giuda:
Forse ho parlato prima di pensare... ma dovrà pure un giorno trionfare la giustizia!
Fariseo anziano: 
Ecco vedi! Bisogna pensarci...
Ci siamo dentro tutti fin al collo... ma se anche tu te ne preoccupi... chi non ti darebbe una mano? Noi saremmo i primi a sostenerti!  Ma per appoggiare un uomo bisogna che abbia idee. Insomma, che ci dia fiducia.
Comunque, forse, non è il momento per parlarne, sarà per un'altra volta... Dovremmo proprio rivederci con più calma.
Giuda:
Allora, ci si rivede! 


I farisei lasciano la scena.


Giuda: (Tra sé). 
“Per sostenere un uomo bisogna che abbia idee”... 
La massa segue un uomo che ha idee oppure le proprie idee che pensa di poter realizzare con lui? Essa vede, tra le varie possibilità, quelle del maestro come se fossero le più ideali! Oppure vede in lui l’Ideale?
Non sono questioni futili... se la folla segue le proprie idee, è inutile dargli un ideale, non saprà cosa farsene. Meglio accontentarla che mettersi a far delle discussioni... un po’ di politica ci vuole a condire questa religione!
E, se non si arriva ad accontentarla? Allora gli ideali possono servire a mascherare il fallimento dei nostri sforzi per risolvere quei problemi che si presentano senza alcun rimedio. Insomma, un po’ di religione ci vuole a condir questa politica!





Si avvicina a Giuda una donna con bambini, carrozzina, bagagli e borse e si rivolge a lui.


Donna:
Signore, per favore, aiutatemi! Guardatemi un momento i bambini che cerco mio marito...
Giuda:
Con tutti questi bambini non si dovrebbe nemmeno andare in giro...
Donna:
È vero! Ma come si fa a perdere le parole del maestro? Un uomo di grandi idee, eppure di buon senso! Che errore sarebbe stato farlo re!
Non vi pare signore? Non ce n’è abbastanza di re e di padroni per farne ancor degli altri?
Giuda:
Eppure gli uomini lo volevano re!
Donna:
Beh, a sentir loro... che poi fanno anche la guerra e, quando è passata la furia e han preso le bastonate, tornano a casa a farsi consolare... bell’affare un marito! Come avere un bambino in più da curare...
Giuda:
Inutile discutere... adesso devo guardarvi i bambini.
Donna:
Mi raccomando glieli affido, così impara il mestiere delle donne che spesso è solo fatto di bontà!
Giuda:
Che boria! Bontà o debolezza?
Donna:
La debolezza dà diritto a ottenere qualsiasi cosa.
Giuda:
Così, se vi aiuto, potrò poi ottenere quel che voglio? 
Via, via, cercate vostro marito ed io guarderò bambini e bagagli.
Bambino:
Mamma! Non va via! Signore cattivo...
Donna:
Su da bravo, che torno subito.
Bambino: (Rivolto a Giuda) 
Hai le caramelle?
Giuda:
No!
Bambino:
Allora sei povero! 
Donna:
Non fare il maleducato! Il signore è ricco perché ha tanti soldi e può anche comprare tante caramelle...
Bambino: (A cantilena) 
Compera le caramelle. Compra le caramelle. Dove compri le caramelle? Dove trovi un negozio qui?
Donna: (Rivolta a Giuda) 
Scusatelo è piccolo.
Bambino: (Continua a cantilena) 
Il signore è ricco ma non ha le caramelle... il signore è ricco, ma non ha le caramelle... 
Bambino: (Rivolto a Giuda). 
Vuoi una caramella? È nuova, l’ho leccata solo un pochino.
Giuda:
Scostati che mi sporchi.
Donna:
State bravi con il signore... torno subito!
Giuda:
Speriamo!


SCENA QUARTA
Una favola






Stessa scena. Esce la Donna. 
Entrano Giacomo e Giovanni: 
Il primo vestito come un operaio, il secondo in jeans.


Giuda: (Rivolto ai nuovi arrivati) 
Sono diventato una bambinaia.
Giacomo: 
Mestiere tanto utile e purtroppo mal pagato!
Giovanni: 
Che bei bambini!
Bambino: 
Sei un discepolo del maestro?
Giovanni: 
Si!
Bambino: 
Raccontami una favola.
Giuda: 
Su, lavora!
Giovanni:
Subito... volentieri... ora ci penso... una favola...
C’era una volta...
C’era una volta un re...
Bambino:
La so già!
Giuda:
Bel successo!
Giovanni:
Allora... quest’altra... c’era una volta...  anzi, c’erano una volta due re...
Bambino:
Con le corone?
Giovanni:
Con le corone, lo scettro e il manto di ermellino...
Bambino:
E che facevano i due re?
Giovanni:
Passeggiavano su un sentiero ai margini di un bosco per godersi l’aria fresca, perché erano in ferie e non avevano niente da fare.
Bambino:
Come si chiamavano?
Giovanni:
Uno si chiamava re Regalo e l’altro re Aiuto.
E, cammina, cammina, s’imbattono in un boscaiolo che sudava sette camice, se le avesse avute, per abbattere un albero, ma, si vedeva benissimo che da solo non ci sarebbe mai riuscito. Era tutto sporco, lacero, malandato, insomma male in arnese e in salute: un poveraccio!
Bambino:
Come si chiamava?
Giovanni:
Si chiamava Bisogno.
A questo punto i due re si fermano, guardano, s’impietosiscono, e ognuno di loro pensa come venire incontro al poveretto. Re Regalo apre la sua borsa, tira fuori un biglietto da duecento euro e lo dà al contadino; Re Aiuto, invece, depone il suo manto di ermellino, la corona d’oro, lo scettro ingemmato, si rimbocca le maniche della camicia e, subito, si mette ad aiutare il boscaiolo. Così tutte e due a lavorar di gran lena con le accette, la sega e tutto quel che abbisogna... e, ecco, finalmente, l’albero s’inclina sempre più e, poi... patapunfete, si schianta al suolo!
Immagina la gioia di quel poveretto! Non sapeva più come ringraziare, l’impresa impossibile era riuscita!
Adesso, bambino, sta bene attento. Ho una domanda difficile: “Chi dei due re è stato più vicino al boscaiolo?”.
Bambino:
Re Aiuto!
Giovanni:
È vero! Hai detto bene. E il maestro fa nello stesso modo con noi, egli si è messo dalla nostra parte, senza scettro, né corona. Si è fatto uno di noi per poterci aiutare meglio...
Bambino:
Che bella favola!
Giuda:
Le favole sono belle perché son sempre un po’ fantastiche.
Giacomo:
Oppure perché sono più vere della realtà.


Arriva la donna con il marito.

Donna: (A Giuda) 
Grazie, signore, ora lo libero dell’incomodo. 
Sa... ne abbiamo riparlato, con mio marito. Anche lui è del parere che il maestro non deve essere re...
Giuda:
E va bene... se lo dice lui...
Marito:
Se lo dice mia moglie...
Giuda:(Rivolto alla donna) 
Ah! Ho capito in che specchio tuo marito vede la sua faccia!
Donna:
La pensa come me! La pensa sinceramente come me. 
Deve forse vergognarsi di dire dove ha preso l’imbeccata?
Comunque grazie ancora per l’aiuto. 
A tutti: un buon viaggio... speriamo di rivederci...
Donna: (Rivolta ai bambini). 
Andiamo bambini! Dite grazie al signore e salutatelo.


Gli apostoli soli.


Giovanni:
Vanno via tutti e Gesù non è più con noi. Sono contenti perché hanno mangiato, ma noi siamo in pensiero per quello che ci ha detto. Che significato avrà mai: mangiare il mio corpo e bere il mio sangue?
Giuda:
Non ti stare a preoccupare, se son rose, fioriranno, capiremo a suo tempo, quando sarà necessario. A me spiace solamente perdere tutta questa gente. Li abbiamo trascinati fin qui, entusiasmati e ora se ne tornano tutti a casa senza aver combinato niente.
Giovanni:
E che volevi combinare?
Giuda:
Il maestro li ha portati qui senza scopo?
Giovanni:
Lo scopo era metterli alla prova.
Giuda:
Che prova?
Giovanni:
Ha chiesto loro di credere che egli li potrà cibare di se stesso.
Giuda:
Ha chiesto loro di credere che dovranno diventare dei cannibali?
Giovanni:
Io non so come si possa mangiare la carne del maestro. Eppure quante volte ci siamo nutriti delle sue parole per non desiderare almeno una volta di nutrirci ancor di più, di lui stesso.
Giuda:
Giovanni! Ti ho sempre ammirato, perché sai colorire di poesia le realtà più ostiche. I tuoi sogni hanno qualche fascino!
Giovanni:
Il sogno più bello è di diventare uguali al maestro. Sono così suo che preferirei essere Gesù, piuttosto di Giovanni: se tanto si può ardire senza mancargli di rispetto.
Giuda:
Ed io sono così suo che, se voi non foste degli illusi e dei fanfaroni, con questi cinquemila uomini avrei già organizzato per lui un piccolo esercito.
Giovanni:
È vero, un pregio ce l’hai, quello di esser concreto, ma la violenza non risolve niente, anzi serve solo a radicalizzare i contrasti. Il maestro vuole sanare più che tagliare, convertire non condannare! 
 Giuda:
Basta! Bisogna partire... la barca è ormai pronta. Ci ha detto di partire, la serata è bella, ma il vento non è il migliore... si parte così d’improvviso, all’avventura, anche se tutta la vita alla fin fine è un’avventura.
Giovanni:
Una bella avventura, una divina avventura!
Giuda:
Per te forse, per me il vento è cattivo.








ATTO SECONDO

SCENA PRIMA
Intervista a Lazzaro
Casa di Lazzaro: 
Nello studio arredato modernamente, sobrio ma accogliente, Lazzaro, seduto su una poltroncina, un po’ discosto dalla scrivania su cui stanno alcune carte e un computer, a colloquio con un signore, un professore, distinto, un po’ corpulento, quasi sdraiato sul sofà.


Professore:
Signor Lazzaro, la devo ringraziare per avermi concesso un poco del suo tempo, ora che lei è così famoso.
Lazzaro:
Non quanto lei caro professore! Io non ho studiato come lei, ho solamente una laurea in economia che mi basta per non fallire dopo aver pagato tasse e contributi.
Professore:
Le dico subito il motivo della mia visita.
Sto raccogliendo, nuovo materiale da sottoporre a un’accurata analisi critica, per esser poi pubblicato, sugli attuali fatti straordinari che stanno sconvolgendo l'opinione pubblica.
Ora è risaputo, anche se qualcuno non ne è tanto convinto, che lei, colpito di recente da una grave malattia, dopo il suo avvenuto decesso, sia stato riportato in vita da quel Gesù che tutti dicono dotato di poteri straordinari.
Ebbene lei deve pur ammettere che questa notizia presenta tutti i connotati dell'incredibilità. D'altra parte è ormai così diffusa che non può più essere sottaciuta.
Ecco perché io la vorrei prendere in considerazione per esaminarla scientificamente e poterla così studiare più da vicino.
Lazzaro:
Dica pure, anche se, come morto, non ho avuto esperienze troppo vive o comunque interessanti.
Professore:
Cominciamo pure da questo evento.
Che cosa ha avvertito durante il periodo, diciamo così, di sospensione della sua vita?
Lazzaro:
Niente!
Professore:
Non ricorda qualche sogno, oppure qualche sensazione o anche uno stato di sospensione...
Lazzaro:
Mi spiace deluderla, ma non ricordo niente di niente.
Professore:
Lei pensa di essere stato morto?
Lazzaro:
C'è un vuoto nella mia vita. Di questo sono certo.
Cosa ho fatto durante questo tempo, l’ho saputo dopo, dagli altri: mi hanno detto che facevo il morto!
Professore:
Eppure è stato per quattro lunghi giorni!
Lazzaro: (Sostenuto, quasi a prendere in giro se stesso). 
Le assicuro che il periodo passato da morto mi è risultato poi di così marginale rilevanza nel fluire della mia vita, che io l’ho del tutto emarginato, mentre il tempo che mi resta ancora per vivere lo stimo così importante che mi sembra doveroso prenderlo sempre in attenta considerazione.
Professore:
Chi ha fatto la diagnosi di morte?
Lazzaro:
Il medico del paese.
Professore:
Ha fatto tutti gli accertamenti del caso?
Lazzaro:
Sembra di sì, se ha dato il permesso della sepoltura.
Professore:
Può dire di esser stato sottoposto a cure sufficienti e adeguate durante la malattia?
Lazzaro:
Troppo!
Il ricordo più spiacevole che mi resta dopo le sofferenze dovute alla malattia, è quello delle pene che il medico mi ha inflitto con le cure.
Professore:
È stata una malattia grave?
Lazzaro:
Il mio ex-medico curante ha detto di sì, di quelle senza scampo; però lo chieda a lui.
Professore:
Come ‘ex’?
Lazzaro:
Adesso sto bene e preferisco averlo come amico, piuttosto che come medico.






Bussano. Entra un servo.


Servo:
Signore! C'è un gruppetto di persone che insiste per vederlo.
Lazzaro:
Mandali prima al cimitero, dove c'è la mia tomba. 
Lazzaro: (Rivolto al professore). 
Sembra un posto così orrido, che riesce a soddisfare la curiosità di tutti quelli che stanno  bene e non sono ancora troppo vecchi!
Lazzaro: (Al servo). 
Dì loro che poi, magari, li vedo.
Professore:
Signore si sta male quando si è sepolti?
Lazzaro:
Dicono di si! Ma io non ho dati a proposito.
Comunque ci vada anche lei, con quei signori lì fuori, al cimitero... così si rende conto...
Professore:
Veramente avrei altre domande...
Lazzaro:
Semmai ci vedremo dopo... 
Vada... vada... così si divertirà; però, veda, le devo dire che non caverà un ragno da un buco, perché, per quel che riguarda il fenomeno Gesù, lei è più interessato alla sua scienza che non agli insegnamenti del Maestro, ma se noi possiamo capire solo quello cui poniamo attenzione, è pur vero che ci deve interessare. Ebbene, la sola convenienza è sempre un interesse troppo povero perché faccia intendere qualche cosa. È sempre difficile capire chi non si è amato abbastanza!
Comunque ci vada!
Lazzaro: (Rivolto al servo) 
Anzi accompagnali tu stesso, però non ti fermare, perché ho bisogno di te. Ci sarà già lì il becchino del comune che sarà contento di far da cicerone...
Lazzaro: (Rivolto alla platea). 
E tutto questo il giorno che è venuto il Signore...
Vogliono sapere se ero morto, al posto di conoscere la vita vera!
Servo:
Ancora una cosa: sono qui i suoi nipotini...






Lazzaro:
Devo andar via... beh! lasciali entrare.
Nipoti:
Ciao zio! Come stai?
Lazzaro:
Anche voi pensate che sia ancora un poco morto? Sto meglio di quando stavo bene!
Nipoti: (In coro). 
Raccontaci una storia...
Lazzaro:
È proprio questo il momento buono!
Comunque... c'era una volta un uomo che aveva finito di vivere...
Così risparmio di raccontarvela, perché la sapete già.
Nipoti:
Un'altra.
Lazzaro:
E va bene! Un'altra tutta diversa e poi devo proprio andar via.
Allora...
C'era una volta un bel Bambino: divenne più grande come voi. A scuola i maestri lo stavano ad ascoltare, meravigliati della sua sapienza. Poi si fece adulto, fu conosciuto da tutti, stimato da molti, criticato da altri e ora, come nessun altro al mondo, è ammirato dalle folle e odiato da quelli che gli sono nemici.
Ebbene, ma nessuno sa quanto grande sia l'amor della sua mamma, che lo aveva sempre ascoltato nel silenzio e gli era stata sempre tanto vicina...
Nipoti: 
Che bella! Un'altra
Lazzaro:
Dopo. Ora il dovere mi chiama, devo andare dal mio ospite, da Gesù.
Nipoti:
Non il dovere! 
Il piacere, il piacere...




SCENA SECONDA
Sosta a Betania


Il vestibolo della casa di Lazzaro, ampio come quello di una casa di campagna.


Giuda: (Prima da solo, poi entrano dei servi e altra gente, parlando tra sé). 
Che cena! E che invitati! Gente importante... e a due passi da Gerusalemme...
Ma quella donna mi ha fatto venir la bile!
Quando si sta a combinar qualcosa e si comincia a parlare per allacciar relazioni...
E lei arriva con quella storia del profumo, che costa un occhio della testa, a scandalizzare la gente, a sperperare i quattrini.
C’era proprio bisogno di versarlo sui piedi del maestro per screditare anche lui?
Ah, le donne!
E, pochi minuti prima, che te la sei trovata per casa, e: “Giuda di lì e, Giuda di qui e, dove sei stato con il maestro? Che cosa avete fatto? Cosa mi dici?...”
Quante belle parole.
Ah, le donne!
Quando sei con loro ti fanno importante, t’incoronano re, sembra che esisti solamente tu... ma poi ti accorgi che per loro la corona è un gingillo con cui giocare.
Costei poi è gentile con tutti, ma butta via i soldi per un profumo senza senso!
Per chi poi?
Per uno che le donne non le guarda nemmeno!
Ma che crede? Di far colpo!
Ed è una bella donna!
Ci sono anche delle donne belle. Qualcuna piace, perché ti mette addosso tanto buon umore, un’altra sembra mandarti in estasi e c’è anche chi ti commuove, ma costei ti avvince e ti allontana nello stesso tempo.
Corpo di un diavolo! Insomma è bella, quando tace e quando parla, quando lavora e quando ti ascolta come se non avesse nulla da fare. È bella perché s’interessa di te ed è superiore a questo interesse. Perché ama la bellezza e onora la giustizia.
È un’israelita, una figlia del popolo eletto!
Servi:
Oggi è festa, la padrona ha profumato la casa!
Giuda: (Tra sé) 
Servi siete e servi restate! Preferite che la vostra padrona butti via i soldi in profumo, al posto di darli a voi da spendere a piacere.
Donne di casa:
È un giorno di gioia! Il Signore è con noi!
Giuda: (Tra sé) 
Se mi lasciassero un po’ in pace! Un po’ da solo!
A cosa si pensava? 
Che cosa dicevo? 
Di quella Maria... 
Di quale? 
Di quella che sperpera o di colei che avvince?
Ah i miei sogni!
Quando posso rifugiarmi nella fantasia, senza esser disturbato, mi trovo finalmente a casa. Immerso nella poltrona della mia pace, vengono a parlar con me i miei pensieri dorati, le mie illusioni di sempre. Mi sdraio allora, davanti ad un bicchier di vino e compaiono a poco a poco tutte le mie speranze a farmi compagnia...
Oh cieli tersi, senza, o quasi senza nubi, ma anche queste d’oro... favole di una realtà soffusa di sentimenti caldi e riposanti, costruite apposta per rendermi felice...
E invece... tutta questa frenesia!
Ormai non mi resta più un po’ di tempo nemmeno per me! Da quando seguo il maestro, a pensarci bene, è oggi la prima volta che ho potuto fermarmi a pensare... 
E, non a lungo: ecco altri disturbatori!


Entrano Giacomo e Giovanni


Giovanni: (Rivolto a Giuda) 
È così una bella giornata che non pare nemmeno di trovarsi vicino a Gerusalemme, con il pericolo di essere arrestati dai farisei.
Giuda:
Anzi! Di farisei ce n’erano perfino a cena e in fondo non stavano male insieme con noi.
Giacomo:
Non ci si può fidare troppo di loro!
Giovanni:
Il maestro non rompe mai i contatti con nessuno.
Giuda:
Ci hanno forse trattato male? Non si può fare il processo alle intenzioni e scomunicarli prima di aver tentato un colloquio con loro.
Giacomo:
Sono sepolcri imbiancati!
Giuda:
Anche i sepolcri possono essere utili, se non altro per i morti.
Giovanni:
Che vuoi dire?
Giuda:
Che bisogna sapersi servire di tutti e di tutto ciò che possa essere utile alla nostra causa, senza far tanto gli schifiltosi!
Giovanni:
Ma, se abbiamo il Signore, cosa ci manca e chi altri ci può dar qualcosa?
Giuda:
Il Signore ci dà tutto, naturalmente ciò che è buono, ma i pasticcieri provetti, nella torta, oltre allo zucchero, mettono anche un po’ di sale. Per fare il bene può anche servire un pizzico di cattivo, mi spiego meglio: senza la forza non si può vincere la violenza e senza l’odio abbattere l’ingiustizia.
Comunque, i farisei, è meglio averli amici che farceli nemici.
Giacomo:
Ma cosa ti aspetti dagli impostori?
Giuda:
Non si può mai sapere... nessun uomo è del tutto cattivo e nessun bugiardo sempre in mala fede. Bisogna mantenere i rapporti anche con costoro, aprire il colloquio, uno scambio d’idee senza pretese; insomma io non troncherei i rapporti con nessuno, forse potremmo guadagnarceli con le buone...
Giovanni:
Eppure Gesù si è mostrato sempre duro con loro.
Giuda:
In pubblico, è vero, per condannare la loro falsità, ma in privato no, per salvare le persone, come ha fatto con Nicodemo.
Giovanni:
È vero! Com’è grande il cuore del maestro, con lui ci si sente subito capiti, anche nei nostri errori, eppure non tradisce mai la verità.
Giuda:
Ecco egli è grande e noi siamo piccoli. Facciamo allora la nostra parte di piccoli, anche a rischio di tradire un poco la verità.
Alla fin fine cos’è la verità?
Giovanni:
Il Signore è la verità stessa!
Giuda:
Ecco, il Signore... facciamo quindi qualcosa per lui, invece di chiacchierare.
Egli è l’idea, noi dobbiamo realizzarla. Egli è il sogno, noi la realtà. Egli è l’annuncio di un mondo nuovo, noi la distruzione del vecchio.
Si capisce che passando dalla teoria alla pratica ci si possa anche sporcar le mani.
Giacomo:
E cosa vorresti fare?
Giuda:
Organizzare il cambiamento di questa nostra povera società piena d’imbrogli. Nessuno è contrario, purché ci siano delle buone probabilità di riuscita. Se la cosa è seria son pronti tutti, farisei compresi. A un certo punto, a tavola con loro, si era sul discorso... essi pure sono aperti a prospettive nuove, solamente temono che il Signore sia troppo un idealista per arrivare a qualcosa di concreto... O noi facciamo seriamente, oppure bisogna abbandonare presto la partita e soffocare gli spiriti in tumulto. Ecco, loro pensano che il Signore sia pericoloso, perché affascina le folle, con l’unico risultato di mettere in allarme i Romani e provocare quindi la loro repressione ancor prima che noi possiamo esser preparati.
Giacomo:
Ma scusa Giuda vuoi litigare, fare il capobanda, metterti a far la guerra?
Giovanni:
Vuoi rinfocolare gli odi, quando il maestro li vuol placare?
Egli sa cambiare il cuore degli uomini! Il nostro era di sasso e ora lo avvertiamo palpitare di vita.
Giuda:
Ma datemi retta un momentino. Cerchiamo di non essere ostinati. La caparbietà, anche quella di fare solamente i buoni, serve unicamente a perdere la vista. La bontà, l’amore, il cuore... ci si monta ... si perde la testa e poi si butta via un capitale in profumo al posto di usar tutti questi soldi per farci amici i poveracci col dar loro un po’ di aiuto!
I poveri sono la materia prima di ogni rivolta, si comprano con niente, perché hanno bisogno di tutto.
Giovanni:
Il Signore non la pensa come te. Egli ama i poveri.
Giacomo:
Giuda! Di ragioni sembri averne tante, ma c’è qualcosa che non va in quel che dici.
Giuda:
Può darsi che non mi sia spiegato bene. Tuttavia com’è la situazione al giorno d’oggi. Da una parte la cricca di chi è al potere, i Romani, gli stranieri che sostengono un certo ordine apparente, basato su una tradizione che nessuno più rispetta, dall’altra parte la gente scontenta che sogna un ricambio di potere.
Ebbene in questo mondo ci sono le idee del maestro che, se anche non sono capite da tutti, riscuotono la simpatia di molti.
Ecco, esse possono diventare il contenuto di un rinnovamento sociale! Possono polarizzare le aspirazioni della gente che vuol cambiare.
Ma il suo apporto non è tutto. Quel che manca lo dobbiamo fare noi: riunire in un blocco tutte le forze che possono collaborare in questo senso.
Non bisogna quindi soffermarsi sulle differenze, ma dobbiamo riuscire in qualche modo a coinvolgere anche i farisei nella partita.
Giacomo:
Ma non sei nella linea del Maestro. Egli li condanna apertamente e, nota bene, non la loro dottrina, ma la loro falsità, i loro metodi, la loro tecnica di propaganda, il loro coprir le magagne che hanno, per puntare poi il dito su quelle degli altri, che forse non hanno nemmeno.
Giuda:
Vedete che Gesù mostra così d’essere un gran profeta! Egli sa parlare alle folle che son stanche degli imbrogli, approva pubblicamente i loro sentimenti... ora tocca a noi spiegare ai farisei che egli non ce l’ha con loro, ma con i Romani e questo lo possono ben capire... meglio essere un po’ ipocriti per il popolo ma vincitori con lui, che non giusti per il popolo e con lui destinati alla rovina!
Giacomo:
Da quando sei amico dei farisei, cominci a ragionare come loro...
Giuda:
Sono amico della lotta, non dei farisei, li tollero per arrivare al potere, i conti li faremo dopo con loro...
Giovanni:
Il tuo ragionamento non fa una grinza, senza però riuscire a convincerci del tutto... pur essendo sicuro della liberazione di Israele, rimango sempre in dubbio che avverrà come tu dici.
Piuttosto parliamone con il maestro... perché tante discussioni senza di lui?
Giuda: (Esitante) 
Certo, se ne potrebbe anche parlare... ma al momento giusto. Forse anch’io devo perfezionare le mie idee, ancora così confuse in una materia tanto scottante. Insomma bisogna pensarci ancora su... in fondo mi par di aver detto più per parlare ... per trovar qualche ragione... forse anche un po’ a vanvera...
Giovanni:
È vero, forse si è parlato anche un po’ a vanvera...
Giacomo:...
Senza nemmeno pensare.


Entra in scena Maria di Betania.


Maria di Betania:
Che bella giornata, oggi! Tutti sono contenti.
Giovanni:
Tutti, almeno fino a poco fa. Poi ci siamo messi a discutere e l’atmosfera si è fatta un po’ pesante...
Maria di Betania:
Infatti, avevate una faccia da funerale! Ma sono venuta io... 
A meno che qualcuno per via della serietà... 
Ma no! Adesso siete tutti più carini...
Giuda:
È che si parlava di cose importanti!
Maria di Betania:
E delle quali ora non se ne parlerà più! Perché è una bella giornata. Il Signore è nella mia casa. È festa!
Voi potete stare sempre insieme con lui, io no.
Quanta strada ha fatto per venire fin qui, quante persone avrà incontrato prima di me, quanta gioia ha dato che noi non riusciremo mai a ricambiare... 
Non sono un apostolo, non ho titoli per stare con lui. Ho solo la mia riconoscenza e gratitudine.
Maria di Betania: (Rivolta agli apostoli) 
Vi piace la mia casa? 
Vi trovate bene? 
Siete sempre in giro, senza un tetto sulla testa che vi possa riparar dal sole, mentre io ho troppe cose, che sarebbe giusto aveste voi!  
Eppure io non ho sempre il maestro come voi. Fin quando resterà qui? Ah! Quelle parole mi han trafitto il cuore. Ho versato il profumo per la sua sepoltura! Che vorrà dire? Ma io so che egli è la resurrezione.
Giuda: (A mezza voce) 
Tra vita e resurrezione può capitarci in mezzo anche la morte...
Maria di Betania:
Non dirlo! Mille volte muoia io al posto suo!
Ma devo andare, mi chiamano, scusatemi...


Maria lascia la scena


Giovanni:
Caro Giuda, ci mancava anche questa donna a corregger le nostre fantasie! Non ricominciamo a parlare, che poi, quando torna, ci rivede non più tanto carini e con la faccia da funerale!


Giovanni e Giacomo escono.


Giuda:
Ah, le donne! Dipingono il mondo di poesia, son fatte per i sogni. 
Persino con i soldi comprano stupidaggini e gettano via profumo, ma che sarebbe la vita senza stupidaggini e senza profumo? 
Solo che il profumo di costei è costato troppo!




ATTO TERZO

SCENA PRIMA
Sulla via per Gerusalemme


Una strada di campagna.


Giuda:
Comincia a darmi ai nervi la storia di questa croce! 
Anche se fosse solo un simbolo, ma purtroppo alla fine potrebbe diventare una realtà. E anche se fosse solo un’eventualità, ce ne sarebbe abbastanza!
Dice che bisogna morire e, intanto, risuscita la gente... comunque, se vuole andare in croce, che ci vada! Ognuno è libero di comprarsi la propria fortuna, ma che ci vuole portare anche noi... Questo poi... ci mancherebbe altro!
“Chi vuol venire dietro di me prenda la sua croce...”: espressione infelice!
D’altra parte lo seguono tutti. In fondo la cosa più importante è che lo seguano... Se poi finiranno in croce... pazienza! Ogni liberazione è costata qualche morto, ogni rivoluzione qualche martire, ma io son del parere che meno ne muoiono e meglio è. E comunque, perché dovrei morire io?
Per quanto ognuno ammiri un eroe, è pur sempre vero che un uomo in buona salute è più utile a tutti. Vogliamo conquistare il potere o fare una bella figura? Mai perdere il contatto con la realtà!
Se il maestro è un idealista, se è un uomo perfetto... Benissimo! Ma poi la gente vuole il pane e non parole...
Ma chi ci pensa? Mi sembra di esser l’unico a ragionare!
Gli vanno dietro trascinati dall’entusiasmo, ma quando poi verrà veramente la croce... allora si risveglieranno da questa loro ubriacatura!
La psicologia delle masse è sempre imprevedibile. Forse con certi sondaggi d’opinione... Comunque bisogna riconoscere che il maestro le sa entusiasmare, e chi è entusiasta affronta la morte e non ha paura!
Non ha paura?
Certo che aver gente senza paura è un gran vantaggio! E se il maestro riuscisse a preparare degli eroi, loro malgrado! Se ne avessero coscienza, non sarebbero mai degli eroi, per diventarlo ci vuole sempre un po’ di pazzia!
Ecco! Sta preparando i soldati della rivoluzione, i quadri del nuovo potere...
Comunque tutto questo viaggio a piedi e di nascosto, tra i pericoli, con questa predica della croce... Che allegria!
Ma non c’è niente da fare... Dobbiamo proprio prenderla, questa croce? Intanto si segue il maestro fino a Gerusalemme e poi, chi vivrà vedrà, e chi morirà, lo si vedrà!






Arrivano dei pellegrini.


Primo pellegrino: (Rivolto a Giuda) 
Ehi! tu, mi senti?
Non sei un discepolo del maestro?
Giuda:
Che vuoi?
Primo pellegrino:
Andate a Gerusalemme con Gesù? 
Non sapete che lo cercano a morte?
Giuda:
Forse che egli è più sicuro in un altro posto? 
L’opinione pubblica è tutta con lui!
Secondo pellegrino:
L’opinione pubblica è solo un’opinione: oggi la pensano così, domani cosà. Chi comanda sa imbonir la gente...
Giuda:
Il Signore è un profeta e la casa dei profeti è il tempio della città santa.
Primo pellegrino:
Non solo la casa, ma anche la tomba!
Secondo pellegrino:
Ricordi il proverbio: ‹ un profeta non può morire fuori di Gerusalemme ›?
Giuda:
Ebbene se ci sarà un pericolo... 
La liberazione di Israele val questo e altro...
Primo pellegrino:
Ne vedremo delle belle a Gerusalemme!
Ma tu ci credi alla liberazione di Israele?
Giuda:
Certo! Sono un seguace di Gesù!
Primo pellegrino:
Ma tu segui Gesù o insegui la liberazione? 
Come la vedi tu la liberazione? 
Come lui?
Di libertà ce ne sono tante! Tu hai scelto la tua, oppure la sua?
Terzo pellegrino:
Dimmi! Come vede il maestro la liberazione di Israele? Nella nostra storia molti ci hanno voluti liberare. Gli ultimi, i Romani, ci hanno liberato perfino dalla preoccupazione di essere liberi!
Che cosa è per il maestro la libertà?
Giuda:
Così egli dice: “La verità vi farà liberi”.
Secondo pellegrino:
Allora siamo tutti schiavi! 
Non è facile trovare chi ami la verità!
Terzo pellegrino:
E tu, come ti chiami, ... 
Tu sei libero?
Giuda:
Mi chiamo Giuda...
Primo pellegrino:
Che cosa è la verità?
Giuda:
Noi seguiamo il Signore da anni: vi sembra che le sue parole siano per dire menzogne?
Primo pellegrino:
No certamente!
Secondo pellegrino:
Allora le parole del maestro sono la verità!
Terzo pellegrino:
Allora esser suoi discepoli vuol dir essere liberi?
Giuda:
Certo! Ma la verità è una conquista: si è già liberi quando ci si avvia a volerlo diventare...
Primo pellegrino:
Non mi convince questa libertà che c’è in quanto forse ci sarà...
Secondo pellegrino:
Si può essere liberi senza mettere gli altri, almeno un poco, in schiavitù? Se uno non è schiavo, è quasi sempre un po’ schiavista. Quando non è oppresso, è sempre un po’ oppressore!
Primo pellegrino:
Chi non ha soldi è schiavo della sua povertà.
Secondo pellegrino:
E un ricco è schiavo dei suoi soldi!
Terzo pellegrino:
Gli schiavi non possiedono nulla e possono sempre esser comprati da tutti. Eppure il maestro non è un uomo che li comprerebbe!
Secondo pellegrino:
Egli è libero perché non ha bisogno di schiavi! 
Primo pellegrino:
È libero perché aiuta gli altri nei loro bisogni.
Terzo pellegrino:
Allora tutti schiavi salvo lui?
Primo pellegrino:
La verità non sono parole ma fatti. 
Chi fa la verità è libero.
Secondo pellegrino:
Ecco perché siamo oppressi: perché vogliamo dire la verità al posto di farla!
Terzo pellegrino:
E finiamo magari con il dire la menzogna ed anche farla...
Primo pellegrino:
Giuda! Forse sei tu l’unico libero, perché non dici una parola! Ho detto bene? Cosa pensi?
Non sei tu quello che tiene la cassa della compagnia? Ecco perché lasci che gli altri parlino... tanto i soldi ce li hai tu!
Secondo pellegrino: (Rivolto a Giuda) 
Si può comprare la libertà come si compra uno schiavo?
Giuda:
I soldi servono per far del bene...
Primo pellegrino:
Per far del bene solo a se stessi... 
E per cercare di arricchirsi sempre di più.
Terzo pellegrino:
Magari a danno degli altri... E questo si chiama far del bene?
Primo pellegrino:
Insomma chi ha i soldi è ladro...
Secondo pellegrino:
E chi ha i soldi, è costretto a dire in giro che è onesto, altrimenti lo linciano. Così chi è ricco è anche bugiardo per necessità!
Terzo pellegrino:
Chi ha i soldi, ha anche il potere...
Primo pellegrino:
E chi ha il potere, lo usa per far soldi...
Secondo pellegrino:
E intanto dice che ci sta per provvedere agli altri e per amor della giustizia...
Terzo pellegrino:
Parli dei farisei?
Secondo pellegrino:
Parlar male dei farisei? Chi lo farebbe mai? Come si può parlar male di persone così onorate, stimate, lodate, eccetera, eccetera...
Terzo pellegrino:
Un po’ ironico, il nostro amico!
Secondo pellegrino:
Devo finir male? 
Parlo seriamente!
Primo pellegrino:
Si capisce che la libertà rimane un bel problema...
Pellegrini. (Insieme) 
Evviva la libertà!
Primo pellegrino:
Noi ti dobbiamo lasciare, Giuda e andarcene per i fatti nostri...
Giuda: (Tra sé). 
Che superficialità! Che ragionamenti senza conclusione! ‘Evviva la libertà!’, e poi ognuno va per i fatti suoi senza uno scopo... in questo modo non ci sarà mai la libertà! Se non ci si organizza... 
Prima l’organizzazione, anche se costa un po’ di libertà in meno, poi il resto verrà a suo tempo...


Arrivano delle donne pellegrine.


Prima Donna: (Rivolta a Giuda).
Permesso! Lasciaci passare! Non vedi che sei tra i piedi? 
Ma cosa hai da esser così sopra pensiero?
Seconda Donna:
Invece di far finta di non vedere, dacci piuttosto una mano...
Terza Donna:
Ehi tu! Se stai lì così impalato, non arriverai mai a Gerusalemme...
Giuda:
Passate... passate... se andaste in giro con un po’ di ordine, non fareste poi tanto baccano!
Prima Donna:
Guarda chi parla di ordine! Un uomo da solo e vestito a quel modo!
Seconda Donna:
Si vede che non ha bambini, quelli ti costringono a fare ordine, anche se non lo vuoi...
Terza Donna:
Ehi! Se non hai famiglia, che ne sai tu di ordine?
Prima Donna:
Quando mi son sposata, ho dovuto mettere a posto anche il marito...
Seconda Donna:
Alle donne tocca far ordine, gli uomini invece darli...
Terza Donna:
Le donne devono rifare quell’ordine che gli uomini sconvolgono con i loro ordini...
Giuda: (dando a intendere che parla tra sé, ma ad alta voce). 
È difficile che una donna parli poco, ma se son tante...
Giuda: (Ironico, rivolto alle donne).
Quando comanderanno le donne, non ci sarà più disordine...
Prima Donna:
Anche se non possiamo comandare, ci obbediscono lo stesso!
Giuda:
Senza un po’ di organizzazione non si arriverà mai ad avere ordine...
Prima Donna:
Ma va là! Senza ordine non si organizza niente... 
Una famiglia sta in piedi perché è una famiglia, dopo la si può organizzare come si vuole...
Giuda:
Allora il mondo rimarrà sempre lo stesso, se non si può ristrutturar di nuovo...
Prima Donna:
È finito il mondo per te? Non ha più niente di nuovo da darti? Eppure la natura è una madre che non sfiorisce mai!
Seconda Donna:
Amico caro! Bisogna prendere le cose come sono, per saper come dovrebbero stare insieme, invece di metterle insieme prima di averle capite... 
Altrimenti o prima o poi ci vuol la polizia... con la forza non si mette in piedi una famiglia e con le imposizioni una società...
Giuda:
È l’organizzazione, la base dell’ordine oppure l’ordine, la causa dell’organizzazione?
Prima Donna:
Dipende da quello che uno vuole. Chi vuol comandare ha bisogno di organizzare il suo potere; chi vuol obbedire a Dio trova l’ordine nella stessa vita...
Seconda Donna:
Come in una famiglia... dove c’è l’amore non manca mai l’ordine.
Terza Donna:
Perché tutto nasce dall’amor di Dio...
Giuda:
Allora, secondo te, Dio non ordina, ma ama...
Prima Donna:
Ama perché ordina e ordina perché ama...
Giuda:
La potenza di Dio è terribile...
Prima Donna:
Dio è onnipotente, perché è amore...
Giuda:
Può essere amore Dio?
Prima Donna:
Certo, altrimenti non avrebbe creato le donne!
Seconda Donna:
E gli uomini...
Terza donna 
E il sole, il cielo, i fiori...
Giuda:
E il dolore...
Terza Donna:
Certo, anche il dolore!
Che ne sai tu?
Non hai mai provato quanto si patisce, se si ama!
Seconda Donna:
Amore che ci fai felici come il sorriso che risplende tra le lacrime!
Prima Donna:
Se non ami e stai solo a pensare, puoi ragionare ed anche sragionare, ma non senti proprio niente; non piangi mai, ma non ridi nemmeno...
Terza Donna:
Non amare, si patisce troppo!
Giuda:
Anche voi con la storia del patire, la solita solfa... 
Che noia...
Siamo venuti forse al mondo per patire? 
Prima Donna:
O per amare?
Seconda Donna:
T’immagini un mondo senza amore?
Giuda:
E senza odio?
Terza Donna:
Che noia sarebbe!
Giuda:
La noia me la fate venire voi...
Prima Donna:
Chi non è innamorato è sempre annoiato!
Terza Donna:
Ma chi è innamorato ha anche tante pene come un malato!
Giuda:
La salute è troppo importante!
Prima Donna:
Buon pro ti faccia! Mi raccomando, conserva la salute!
Seconda Donna:
Dobbiamo andare avanti. Basta con i discorsi!
Terza Donna:
La strada è lunga...
Giuda:
Anch’io devo andar per la mia strada! E son sicuro che non è la vostra!


Si lasciano. 
Per il momento Giuda esce dalla scena 
per rientrarvi una volta che le donne si saranno allontanate.


Terza Donna:
Ma chi è costui?
Seconda Donna:
È Giuda!
Terza Donna:
Giuda! 
Lui? 
Un discepolo del Signore?
Chi l’avrebbe mai detto!


SCENA SECONDA 
Consiglieri interessati


La stessa strada di campagna, un po’ più avanti. 
Oltre a Giuda viene il fariseo anziano del primo atto.
Fariseo:
Giuda! Chi si vede! Come va vecchio amico?
Giuda:
Si va a Gerusalemme...
Fariseo:
Strada difficile, per quel che si dice...
Senti un po’ Giuda! Se il maestro dovesse morire, chi porterà avanti l’impresa?
Giuda:
Il maestro gode di ottima salute... comunque tanto per rispondere, la porteranno avanti i suoi discepoli. No?
Fariseo:
Allora comanderete tutti e nessuno combinerà qualcosa...
Giuda:
Il comando non è una cosa importante, alla fine lo avrà la persona giusta.
Fariseo:
Oppure invece chi riuscirà a impossessarsi del potere? Ma, se tu hai la cassa della compagnia, dovrebbe essercene abbastanza da dire che sei la persona più adatta?
Giuda:
Ebbene il maestro non è ancora morto!
Fariseo:
È vero, non è ancora morto... ma le sue simpatie, ogni giorno che passa, son sempre di più per Pietro, piuttosto che per te... 
Allora ti ha affidato l’amministrazione per tenerti buono, oppure per mettere alla prova le tue intenzioni e le tue capacità? Comunque chi ha i soldi ha pur sempre in mano molte possibilità!
Giuda:
Il potere serve a fare tante cose...
Fariseo:
Tutto! Tutto quello che si vuole... E con i soldi...
Giuda:
Il Signore ha fatto tutto senza nessun potere e senza un euro...
Fariseo:
Perché al momento buono c’era chi gli forniva il necessario, come hai sempre fatto tu...
Giuda:
Non capisco perché parli tanto di soldi...
Fariseo:
Perché anche noi ne abbiamo e sappiamo anche a chi darli... 
Non certo a chi li sperpera nelle cosiddette opere buone, ma piuttosto a chi li sa usare per la giustizia. È tanto semplice aiutare un po’ qui e un po’ lì, difficile è cambiare la società. Soldi e potere alle persone valide e non ai miserabili senza un po’ di orgoglio!...
Comunque un altro discorso. Mi hanno detto che avete litigato per chi sia il più grande tra di voi...
Giuda:
Chi: ‹avete›? Io non litigo mai!
Fariseo:
Perché tu sei un uomo prudente... 
Oppure perché sei superiore agli altri...
Stammi a sentire, Giuda, chi è il più grande tra di voi?
Giuda:
Chi sa servire.
Fariseo:
Chi sa servire la causa e quindi tu sei il più grande!
Giuda:
Il più grande nel regno dei cieli è colui che sa servire sulla terra...
Fariseo:
Servire per organizzare una società nuova...
Giuda:
Come si dovrebbe fare? Come faresti tu se la dovessi organizzare?
Fariseo:
Basterebbe cambiare chi è al potere...
Giuda:
Il solito potere con persone diverse?
Fariseo:
.... E con idee nuove...
Giuda:
Insomma io credo che si riuscirà a fare un mondo diverso...
Fariseo:
Da realizzare con un diverso potere...
Pensaci Giuda!
Noi ti vogliamo aiutare...
Giuda:
In che modo?
Fariseo:
Anche con un finanziamento. Ma tu devi farti avanti. Il maestro ha un ideale, ma in quanto a realizzarlo... È un vero tiratardi...
Come si fa a perder tanto tempo in questo modo... 
Tu sì, che sei l’uomo adatto. Tu sei una persona completa! Devi poter contare su di noi!
Ma adesso ti devo lasciare... ci rivediamo ancora...


Il fariseo lascia la scena.


Giuda:(tra sé) 
In strada con gli apostoli si era cominciato a parlare del rinnovamento in Israele, di una società nuova e si è finito con il discutere su chi era più adatto a dirigerla... 
Costui parte dal fatto che io sono il più adatto a organizzarla, per assicurare che poi si farà...
Vediamo un po’... 
Sono gli uomini a cambiar la storia, oppure è il suo evolversi a mettere in luce uomini nuovi?
Questo sarebbe un bel problema per una tesi di laurea!


Entra Giacomo


Giuda:
Senti, Giacomo, io ho un problema: che ti pare, è un mondo nuovo che fa gli uomini nuovi oppure viceversa?
Giacomo:
Sta scritto che quando i tempi saranno maturi, e sono questi che noi viviamo, verrà il Messia. È un dono di Dio accorgersi che abbiamo bisogno di migliorare, noi, tutti, anche socialmente parlando. Questi sono i tempi maturi! E chi ci fa vedere, ci dà anche il modo per provvedere! I tempi nuovi e gli uomini nuovi sono un dono di Dio!
Giuda: 
Allora non siamo noi soli a cambiare il mondo...
Giacomo:
Se le cose le vedi umanamente o, per così dire, scientificamente, sono gli uomini; se le vedi come stanno, non senza il Signore! Perché Dio è padre e lascia fare a noi, ma nessun figlio può far qualcosa a casa sua in disaccordo con il padre, ma ora è venuto il momento che anche il Figlio dell’uomo è Dio! Con Gesù siamo noi a fare, ma senza di lui non combineremo niente...


Viene Giovanni


Giovanni:
Di che parlate?
Giuda:
Pressappoco di che si sta a fare al mondo?
Giovanni:
Ancora quella storia di chi sia il più grande?
Giacomo:
Non proprio. Anche se, sotto, sotto, non è molto diversa.
Giovanni:
Ma non vi ha convinto il maestro? Nella società nuova vi sono molti incarichi e quindi molti posti da occupare!
Giuda:
Ma cosa sono i ‘molti incarichi’?
Con questo si vuol forse dire che tutti i mandati si equivalgono? Mentre tutti sanno che chi comanda di più è anche onorato di più?
Giovanni:
Effettivamente è più stimato nel mondo vecchio, e alle volte non meno disprezzato. Questo non succederà nella nuova Gerusalemme, che sarà una sola famiglia, con un unico Padre
Giacomo:
Per questo la nuova società si chiama il ‘regno dei cieli’...
Giuda:
Può scendere sulla terra il regno dei cieli?
Giovanni:
Piuttosto è già sera. 
È tardi... 
Il sole tramonta per rispuntar domani, per riportare la sua luce e il suo calore. Solo chi è disceso dal cielo può portare le cose di lassù sulla terra!
Giacomo:
Perché noi crediamo alla potenza dello Spirito! Di più alle cose che non si vedono, che non a quelle che si vedono, perché le cose che non si vedono sono più vere e reali di quelle che si vedono...
Giuda:
Affrettiamoci intanto che c’è un po’ di luce, perché sta venendo la notte e andiamo a rischio di non vederci più!


SCENA TERZA
Costruzione di una trama.


Ancora una strada, sullo sfondo la città di Gerusalemme ormai vicina. 
Sulla scena i due farisei del primo atto, poi anche Giuda.


Fariseo anziano: 
Caro mio, qui da soli non si combina niente! È venuto il momento di agire insieme. Il che non vuol dire di far le stesse cose. Io devo fare una parte e tu l’altra. Anzi, davanti a Giuda, non farti vedere troppo d’accordo con me... ricordati che è tanto sospettoso...
Fariseo giovane:
Chi è sospettoso è ladro.
Fariseo anziano: 
In questo caso sarà anche vero, ma le persone guardinghe non mancano d’intelligenza se si sono accorte che a questo mondo ci sono anche i farisei...
Fariseo giovane:
Che non sono i più cattivi...
Fariseo anziano: 
Ma neanche i più buoni...
Allora la necessità impone una certa tattica.
Primo: Devi sempre dire che Giuda ha ragione, anche quando ha torto, poi vedremo a parte tra di noi come fare...
Secondo: Riservati sempre la possibilità di disimpegnarti da qualsiasi presa di posizione e non essere mai preciso nel promettere qualcosa.
Terzo: Non dire mai con chiarezza il tuo parere, né emettere giudizi troppo precisi, meglio che una bugia la dica Giuda piuttosto che tu, ma se proprio devi dirla, allora deve tirala fuori come se l’avessi ascoltata da lui, come se la responsabilità fosse sua.
Quarto: Devi parlare come se le cose dovessero andare sempre abbastanza male.
Quinto: Non decidere tu che linea deve tenere Giuda contro il maestro. L’importante è che tu faccia da cassa di risonanza dei suoi malumori, delle sue critiche, dei suoi risentimenti. Insomma sottolinea che lui ha ragione quando critica ed è amareggiato.
Sesto: Se si mostra contento e vede le cose dal lato positivo, allora suggeriscigli di essere prudente, di pensare con più attenzione, di vagliare i problemi con un senso critico. Per mal che vada, cioè se per lui le cose vanno bene, tira fuori almeno i problemi. Comunque critica e problematica fan sempre meglio al caso nostro.
Settimo: Siigli comunque amico. Mi spiego, mostrati sempre suo amico, anche se non è vero...
Ottavo: La cosa più importante è che tu devi credere sempre, malgrado tutte le apparenze contrarie, malgrado tutte le sue affermazioni che non è un santo, che non lo diventerà mai e che non lo potrà mai essere. Perché in ogni uomo c’è sempre un po’ del fariseo, lo voglia o no. Senza questa convinzione, non si può nemmeno sapere su quale strada indirizzarlo...
Fariseo giovane:
Ma, scusa se t’interrompo, e tu cosa fai?
Fariseo anziano: 
Io sto zitto. In due non si può parlare. Io devo star zitto, devo stare attento.
Fariseo giovane:
E, se Giuda non dice niente, non si espone...
Fariseo anziano: 
Allora faccio io la parte di Giuda: mi metto a parlare con te come parlerebbe lui, come se fossi lui stesso, finché non lo trasciniamo nella discussione.
Fariseo giovane:
E poi?
Fariseo anziano: 
E poi, quando parla lui, io sto zitto.
Fariseo giovane:
E cosa fai?
Fariseo anziano: 
Te lo dicevo. Sto attento, Lo osServo: osservo ogni suo sentimento, quelli più nascosti, che affiorano con un aggrottarsi furtivo di un sopracciglio, che svelano però una ruga scavata nel tempo. Quel sentimento è prezioso. Da lì dobbiamo cominciare, lì dobbiamo costruire il contrasto con il maestro. Ogni piccola divergenza deve diventare a poco a poco un odio insanabile.
Fariseo giovane:
Ma tu, per parlar così, conosci già i pensieri di Giuda?
Fariseo anziano: 
Certo! 
Molto più di quel che tu pensi: ecco che viene il mio Informatore...


Entra una persona tal e quale Giuda che sembra la sua copia autentica.


Fariseo giovane:
Ma non è lo stesso Giuda?
Fariseo anziano: 
Sembra, ma non lo è. Infatti, ha un piccolo particolare che lo rende diverso da lui: egli riferisce a me tutto quello che mi fa comodo sapere sul suo conto, per il resto è come se fosse la scimmia di Giuda.
Ricordatelo bene: se vuoi scoprire quello che uno pensa, (bada bene, non quello che uno dice), devi sforzarti di essere la sua copia perfetta. Allora non avrai più bisogno di chiedergli qualcosa, ma sentirai nascere in te stesso quei medesimi pensieri che stanno nascendo nella testa del tuo sosia.
Fariseo giovane:
Non è troppo difficile?
Fariseo anziano: 
Non tanto per chi si è abituato alla falsità.
Fariseo giovane:
Ma chi è veramente falso?
Fariseo anziano: 
Non chi dice le bugie, ma chi è capace di vivere doppiamente. Chi è una o l’altra persona secondo il bisogno.
Fariseo giovane:
Un arricchimento della propria personalità, allora?
Fariseo anziano: 
O un impoverimento, a seconda se quel bisogno che lo fa vivere due volte è per i propri interessi o per quelli del prossimo...
Fariseo giovane:
Si può usare di questa trasformazione per amar qualcuno?
Fariseo anziano: 
Proprio così. Per amarlo quanto e come lui vuol essere amato. In questo caso però sono impossibili la falsità e la doppiezza. Infatti, per far tanto, bisogna esser pronti a morire...
Fariseo giovane:
A morire? Perché?
Fariseo anziano: 
Non c’è scampo! Il sosia che è falso vive alle spalle dell’altro. Quello che ama lascia l’altro vivere sulla propria morte...
Fariseo giovane:
Ma non è troppo difficile?
Fariseo anziano: 
Anzi eroico!
Fariseo giovane:
Allora non è possibile!
Fariseo anziano: 
Quindi la falsità diventa un modo per salvarsi! 
Comunque per il debole è sempre una necessità! 
Ma chi vuol confessare a se stesso di essere un debole?
Ora però dobbiamo ascoltare le notizie del nostro Informatore..
Fariseo anziano:  (Rivolto al nuovo entrato).
Ben venuto!
Informatore:
Buon giorno!
Fariseo anziano: 
Missione compiuta?
Informatore: (Accennando al fariseo più giovane). 
Posso parlare liberamente?
Fariseo anziano: 
Sta tranquillo: è dei nostri!
Informatore:
Missione compiuta! 
Informatore: (A mezza voce). 
Cosa non si farebbe per la fabbrica dell’appetito!
Fariseo anziano: 
Insomma com’è andata?
Informatore:
Bene! E come! Assente il maestro hanno discusso continuamente in disaccordo tra di loro...
Fariseo anziano: 
Chi ha litigato?
Informatore:
Tutti.
Fariseo anziano: 
Ah! Ah! Noi vogliamo farli litigare e loro lo fanno già da sé. Molte volte non è poi tanto necessario provocare le liti. Quelli che cercano la verità si lasciano facilmente provocare da essa! La verità divide come una spada. Di due persone che stanno insieme, una verrà presa e l’altra lasciata. Per noi, invece, è più facile andar d’accordo, almeno fin che dura la convenienza e il comune interesse!
Fariseo giovane:
Ma se si tratta d’interesse, come si può dir comune? L’interesse non è legato all’egoismo di ognuno?
Fariseo anziano: 
Non sempre! 
Fariseo anziano:  (Rivolto all’informatore). 
Comunque hanno litigato! Perché?
Informatore:
Non vorrei essermi spiegato male. Non è tanto che hanno litigato; piuttosto si son trovati divisi in un’aspra discussione per via di una cosa che non ho capito bene! Si tratta che tutti dovrebbero prendere la propria croce e qui la paura e la prudenza li ha fatti tutti un po’ recalcitranti... 
Insomma adesso c’è un’aria bassa!
Fariseo anziano: 
Prendere la croce? 
Perché? 
In croce si va per morire! 
Si capisce che sono tristi. La cosa non mette certo allegria! Hanno paura o sono addolorati? A noi serve sapere che hanno tutti paura.
Fariseo giovane:
Parlando con Giuda devo dir che è giusto aver paura?
Fariseo anziano: 
Meglio di no. Chi vuol far la figura del vigliacco? 
Salvo che non si confidi con te in questo senso. 
Comunque più che sulla paura punta sulla prudenza che quella è pur sempre necessaria...
Fariseo anziano:  (Rivolto all’informatore). 
Adesso è meglio che te ne vai. Sta venendo Giuda.


L’Informatore si allontana, viene Giuda.


Fariseo anziano: 
Guarda che faccia! Caro mio, qui non è proprio difficile leggere i sentimenti. È così arrabbiato che non potrà nemmeno diventare un Fariseo.
Forse non siamo riusciti a guadagnarcelo... 
Forse Giuda è perso per tutti!
Giuda: (Tra sé) 
Cose da pazzi!
Sembra che il maestro sia venuto al mondo con il desiderio di farsi impiccare! 
Pazienza essere depressi, ma qui è una mania! Come si fa a seguire uno che predica la necessità della sofferenza?
Insomma vuol fare il martire?
Bella figura! Che la faccia pure lui la bella figura! 
E noi? Io no di certo!
Non si sa proprio che gli sia capitato. Disgraziato! Dopo tre anni, osannato dai disperati, assediato dai pezzenti, supplicato dai malati, discusso dagli intellettuali, perseguitato dai farisei, braccato dalla polizia... il suo cervello non ha retto!
Alla larga! Si salvi chi può! 
Ma come?
Ormai è diventato anche un pericolo per gli altri.  I matti non si possono curare, devono essere rinchiusi...
D’altra parte è l’unico che sia riuscito a mettere in crisi la società attuale! Anzi la stessa idea di Dio!
Si è dichiarato Figlio di Dio! Può un uomo essere Dio?
E poi, può un Dio morire?
Allora anch’io potrei essere un dio!
Ma oggi sono un diavolo!
Ah! Ah! Un diavolo! E lui ci ha chiamati Satana.
Pietro: Satana, così impara a parlare! Ben gli sta al successore!
Io: Satana, se avessi aperto bocca!
E questo per averlo consigliato di sfuggire alla croce!
Chi è Satana noi o lui?
Non lo dicono anche i farisei che si regge in virtù del demonio!


I due farisei si avvicinano a Giuda.


Fariseo anziano: 
Buon giorno, Giuda!
Giuda:
Al diavolo!
Fariseo giovane:
Dici bene! Se si va avanti così, si finisce tutti dal diavolo!
Fariseo anziano: 
O peggio in croce!
Giuda:
In croce ci vada chi ci vuol andare!
Fariseo giovane:
Certo! Che ci vada!
Giuda:
Piuttosto che rovinare gli altri!
Fariseo giovane:
Appunto per evitare una rovina generale...
Fariseo anziano: 
Giuda, parli del maestro...
Giuda:
E chi, se non di lui?
Fariseo anziano: 
Bisogna prendere una decisione!
Giuda:
Vuole andare in croce!
Fariseo giovane:
Se lo vuole lui, che ci vada!
Fariseo anziano: 
È che non ci andrà mai se non lo aiutiamo un poco...
Giuda:
Certo! Sarebbe il caso di farlo...
Fariseo anziano: 
Tanto se è il Messia, saprà anche come scendere... 
Ha salvato tanti, salverà anche se stesso e sarà un miracolo aggiunto agli altri.
Giuda:
Non ci credo poi, più tanto!
È nato per dividere gli animi. Per metterci l’uno contro l’altro...
Fariseo anziano: 
Contro i Romani...
Giuda:
Piuttosto contro le nostre leggi!
Fariseo anziano: 
E contro le autorità tradizionali.
Giuda:
Certo anche contro i farisei. E, se non fate voi qualcosa, il popolo andrà in rovina...
Fariseo anziano: 
Bisognerebbe costringere il maestro a confrontarsi con il consesso nazionale. Dovrebbe comparire davanti al sinedrio... E, magari, nel frattempo, toglierlo dalla circolazione per un po’ di tempo, almeno per un periodo di riflessione...
Giuda:
E allora arrestatelo!
Fariseo anziano: 
Già, così si provoca una sommossa popolare...
Giuda:
Ma, di notte, che nessuno se ne accorga...
Fariseo anziano: 
Quando? Dove?
Giuda:
Dove? Quando? A Gerusalemme, quando si ritira a pregare nell’orto degli ulivi...
Fariseo anziano: 
È una buona idea... ma facciamoci da parte. Sta venendo gente. Sono delle donne pellegrine.


SCENA QUARTA 
Donne pellegrine


Allontanatisi Giuda e i farisei entrano le donne. 
È il tramonto. Poco dopo Giuda rientra in scena.


Una Donna:
Vien presto sera su questa terra e il mondo muore nel buio della notte...
Un’altra Donna:
Anche oggi un lungo cammino e non siamo ancora arrivate...


Entra Giuda


Una Donna:
Ehi! Buon uomo, quanto tempo ancora per arrivare a Gerusalemme?
Giuda:
Chi è buono su questa terra? 
Vorrei già essere a Gerusalemme per fare un po’ di giustizia!
La donna di prima.
Vuoi far giustizia da te? Ti credi un dio per rubargli il mestiere?
Giuda:
Ci son dei forsennati a questo mondo!
Donna:
Non mi pari tu quello più tranquillo!
Giuda:
Sono stato imbrogliato!
Donna:
Allora ti capisco... 
Nei soldi?
Giuda:
Peggio! 
Credevo di avere un amico e invece è un impostore.
Donna:
Come ti compatisco! 
Se si perde la persona amata, si può anche dire che è un mascalzone, oppure si può perfino compiangerlo, ma tutto questo non fa che aumentarne le pene quando scuse e accuse non riescono ad alleviar il dolore...
Giuda:
Ma io ho mai amato costui?
Donna:
Se invece hai perso chi non hai amato, allora, la colpa è tua...
Chi è causa del suo mal pianga se stesso...
Giuda:
Cosa ne sai tu, strega dell’accidente! Adesso vieni tu a far le prediche a casa mia!
Donna:
Scusami... 
Non sapevo...
Giuda:
Va avanti per la tua strada! Ti aspetta Gerusalemme, la città dove muoiono i profeti...
Donna:
E sulla cui tomba ci inginocchieremo a pregare...
Giuda:
Se sarà il caso... 
Intanto va avanti! Non perder tempo con me... 
Non perdere altro tempo con me!
Donna: (dopo aver fatto qualche passo, rivolta alla platea)..
Avanti! 
Continuiamo la nostra strada verso Gerusalemme. 
Il cammino del nostro teatro... 
Perché così è il mondo. 
E sulla scena c’è sempre un qualche Fariseo: un diavolo che è l’amico della tua amarezza, la cassa di risonanza dei tuoi risentimenti, l’adulatore delle tue critiche. 
E c’è anche una donna, che si trova lì per caso, forse l’amica dei tuoi propositi, la serenità dei tuoi pensieri, il conforto del tuo dolore, talvolta anche un ammonimento per te...
Così la vita: una commedia appena cominciata, che finirà a suo tempo, tanto tempo fa. 
Che potrebbe cominciare e finire ogni tempo, anche quello che è oggi.
Avanti! 
Per quanto ancora? 
Avanti sul nostro cammino!


ATTO QUARTO

SCENA PRIMA 
Un personaggio famoso.


Casa di Pilato. Un ampio salone addobbato con sfarzo. 
Sulla scena la moglie di Pilato in abito di casa, una vestaglia, con le sue serve.


Sara: (Sottovoce a Livia).
Oggi la padrona è di cattivo umore...
Moglie di Pilato: (A Sara) 
Dov’è mio marito?
Sara: 
In tribunale.
Moglie di Pilato:
È per via di quel Gesù.
Livia:
Lo devono giudicare.
Sara: 
Lo vogliono condannare.
Moglie di Pilato:
Ah, che notte! 
I fantasmi dei morti tutti addosso a me, ossessionati che vogliono la vita! Figure vuote, personaggi senza senso, spettri del nulla! 
La morte aspetta tutti. Non si fa vedere. È dietro l’angolo di casa  e ride sicura della sua vittoria!


Entra il bambino della Moglie di Pilato:




     
Bambino:

Ciao mamma! Non voglio andare a scuola!
Moglie di Pilato:
E invece ci vai!
Moglie di Pilato (rivolta a Sara) 
Dagli la colazione e poi portacelo subito.
Bambino:
Prima voglio una favola!
Moglie di Pilato:
Ci mancherebbe altro!
Bambino:
Voglio una favola!
Moglie di Pilato:
Smettila non vedi come ci troviamo!
Bambino:
Voglio una favola!
Moglie di Pilato:
Basta, lagna!
Moglie di Pilato: (A Sara).
Raccontagli una favola e che la sia finita!
Sara: 
Vieni qui, con me...
Bambino:
Non mi vuol bene...
Sara: 
Lascia a stare... 
Senti questa!
C’era una volta un contadino...
Bambino:
Allora era povero!
Sara: 
Anzi era il padrone di tutta la terra di quel posto...
Bambino:
Allora era ricco!
Sara: 
Quando venne la stagione buona disse ai suoi operai di preparare i campi. Questi liberarono il terreno dalle erbacce, tolsero i sassi grossi, lo ararono e, alla fine, venne il padrone stesso per seminare. Eppure, passato il suo tempo, nacquero solo sterpi ed erbaccia.
Bambino:
Che rovina!
Sara: 
Ma quel padrone aveva ancora un ultimo seme d’oro, l’unico che gli era caro, tanto che aveva paura a metterlo sotto terra. Si immaginava, infatti, che l’avrebbe perso pure lui. Ma, alla fine, perché non gli rimaneva altro, si risolse di seminarlo a sua volta.
Venne l’inverno, il gelo, la neve, la pioggia ed il seme morì, marcì, perse il suo splendore e non si poteva nemmeno più distinguere dallo sporco della terra sporca che lo teneva sepolto.
Ma quando venne la primavera comparve una piccola pianta verde, che si rinvigorì ben presto, divenne una spiga d’oro, piena di semi, così tanti che invasero tutta la terra con il loro splendore e la loro bellezza.
Ed era stato un seme solo, ma era dovuto morire nel buio per risorgere nella luce di un giorno senza fine.
Bambino:
Allora era un seme magico!
Sara: 
Era un seme incantato!
Bambino:
Allora non esiste!
Sara: 
E invece c’è in quella terra che il Signore stesso ha seminato!
Bambino:
Che bello!


Torna la moglie di Pilato


Moglie di Pilato:
Sei contento adesso? 
Moglie di Pilato:(a Sara) 
Mandalo a scuola, ché dà fastidio...
Bambino:
E va bene, ci vado! (Esce)
Moglie di Pilato: (A Sara). 
Meno male che è rinsavito!
Moglie di Pilato: (A Livia). 
Senti un po’, Livia, quel tuo bel tipo che ti gira intorno... 
Come va con lui?
Livia:
Ma, signora!
Moglie di Pilato:
Va bene, va bene... 
Ma, se ti mando da mio marito con un biglietto, lui è sempre lì a fare la guardia, no? 
Livia:
Certo, signora!
Moglie di Pilato:
Ti lascerà passare senza far tante storie?
Livia:
Certo, signora!
Moglie di Pilato:
Bene!,Vai! (Consegna a Livia un biglietto).Sai cosa c’è scritto? Te lo leggo io, così risparmi di leggerlo tu di nascosto... 
Anzi leggilo forte!
Livia: (Legge) 
Sta attento con quel giusto! 
Questa notte non ho chiuso occhio per lui!
Moglie di Pilato:
Capisci che è importante! Io non posso immischiarmi ufficialmente. Si metterebbero a ridere, io romana e lui giudeo... 
Non ti pare?
Livia:
Certo, signora!
Moglie di Pilato: (Rifacendo Livia).
Certo, signora! Certo, signora! Non sai dirmi altro? (Continuando come soprappensiero). Ci fosse di mezzo solo la politica, allora... ma qui c’è anche la religione! 
Siamo tutti atei... chi fa il suo lavoro pensando che c’è Dio? 
Ma chi può dirsi sicuro che Dio faccia il suo non pensando a noi? 
Insomma come ci giudicherà?
Moglie di Pilato: (Rivolta a Livia) 
Su va da mio marito con il biglietto... 
E nemmeno si possono dire le cose chiaramente! Almeno mi desse ascolto!


Livia esce.


Moglie di Pilato: (Rivolta a Sara). 
Senti Sara! Chi è questo Gesù?
Sara: 
Signora, non lo conosco...
Moglie di Pilato:
Beh! Non preoccuparti! Non sono il giudice inquisitore di come la pensi...
Moglie di Pilato: (Tra sé).
Come sono stanca! 
È il mattino presto! Tutte queste storie, questi bagni caldi e freddi, e poi anche la ginnastica...
Ma, siamo donne, e ci ascoltano solo se siamo belle... 
Purché non troppo belle! Questo è ancor peggio!
Ma hai mai visto una donna brutta? Se è simpatica, questo basta... ma non tutte riescono come vorrebbero.
Moglie di Pilato: (Di nuovo a Sara). 
Come le considera costui le donne?
Sara: 
Questo è un punto a suo favore!
Moglie di Pilato:
E le donne come considerano lui?
Sara: 
Con venerazione e rispetto! 
Molte sono le sue seguaci. Alcune, per mezzo suo, sono state liberate dal demonio.
Moglie di Pilato:
Ahi! Ahi! L’ho detto che è una cosa seria! 
Una donna senza il suo demonio! È una cosa troppo seria!
È tornata Livia?
Sara: 
Vado a vedere!
Moglie di Pilato:
Ma no! Non andare. 
Se la cosa è importante, come si dice, verrà subito da me, altrimenti vedremo...


Entra Livia


Livia:
Signora, suo marito ha letto il biglietto...
Moglie di Pilato:
E cosa ha detto?
Livia:
Non ha detto niente...
Moglie di Pilato:
Ma, che faccia ha fatto?
Livia:
Difficile dirlo.
Moglie di Pilato:
Si è scomodato un pochino? 
Oppure continuava a fare il pretore trionfante sulla poltrona dei suoi poteri?
Livia:
Che sembrasse comodo, non si può proprio dire!
Moglie di Pilato:
Brutto segno! Era serio?
Livia:
Fin troppo! Non vorrei dire che avesse paura, perché non era l’imputato: lui sedeva a giudicare e non a esser giudicato!
Moglie di Pilato:
Dillo pure che era preoccupato! 
L’ho ben capito. E tu pensi che io gli abbia mandato il biglietto perché sono tranquilla? 
Sono brutti segni, questi!
Moglie di Pilato: (A Livia).
Ritorna in tribunale, ma vieni subito a cose ultimate, per dirmi come’è andata.


Livia esce. Entra una serva.


Serva:
C’è la moglie di Caifa che chiede un colloquio urgente...
Moglie di Pilato:
Mandala via!
No! 
Purtroppo non si può!
Le hai detto che non sono ancora uscita dal bagno?
Serva:
Mi ha detto lei stessa che sareste stata impedita, ma che doveva importunarvi lo stesso, perché costretta dalla situazione.
Moglie di Pilato:
È per via di quel Gesù!
Costretta dalla situazione! 
E, allora, che c’entro io? L’ho costretta io? Loro fanno i danni e noi ne dobbiamo portar la pena. D’altra parte, a comandare siamo noi... Almeno così pare. Come poi se loro ubbidissero. Come proprio non pare per niente.
Moglie di Pilato: (Guardandosi in uno specchio). 
Come mi trova? Una casalinga! Almeno le perle! Dammi quella collana... altrimenti mi tratta come la sua Serva.. 
(Si mette una collana di perle).
Moglie di Pilato: (Rivolta alla serva con un accento ironicamente rispettoso). 
Su, non fare aspettare la moglie del sommo sacerdote e dille gentilmente: la signora non è in grado di ricevere, meglio non riceve per nessun motivo, proprio nessuno, salvo lei, naturalmente! 
(A se stessa) Per forza sono costretta! (Alla serva) Eh! Sta attenta a non dire che sono costretta! 
Mi hai capito bene?
Serva:
Sì, signora!


Entra la moglie di Caifa


Moglie di Caifa:
Cara, sei bellissima!
Moglie di Pilato:
Io credo sempre ai complimenti, perché mi piacciono, come se fossero veri ma, se lo dici tu, allora ci credo davvero!
Moglie di Caifa:
Eppure anch’io... Ma, che vuoi l’età...! Quando ai miei tempi... Ma ora se non appartieni alla cerchia di chi ha qualcosa da dire, non ti guarderebbe nemmeno un cane!
Moglie di Pilato:
Io starei sempre ad ascoltarti! La tua esperienza... I tuoi consigli... Ma dobbiamo parlare ora di altri problemi?
Moglie di Caifa:
Problemi? Mai! Almeno per noi. Ci si preoccupa sempre per gli altri... Il popolo, così difficile da capire... Difficilissimo da mantener nel giusto corso... Come un fiume che se straripa, fa solamente danni... Mio marito si preoccupa... Gli umori della piazza così pronti a cambiare...
Moglie di Pilato:
D’altra parte, magari la piazza... 
Insomma un po’ di animazione... 
Qualche volta può far comodo, o meglio, ce se ne può servire...
Moglie di Caifa:
Hai proprio ragione. Certe dimostrazioni si devono anche approvare. Altre tollerare. Altre ancora purtroppo subirle. Ieri ne è scoppiata una e oggi ce n’è un’altra...
Ma sempre si deve intervenire per regolare, interpretare, dirigere... Anche se poi in fondo non sono mai contenti di niente!
Moglie di Pilato:
Mai contenti? Di che cosa?
Moglie di Caifa:
Per non esser contenti ‘di che cosa’, motivi ce ne sarebbero... Purtroppo è che finiscono con il non essere contenti ‘di chi’. E invece tu sai quanto al sommo sacerdote stia a cuore la pace e il rispetto dell’autorità costituita. Ci mancherebbe altro che si desiderasse un altro re, all’infuori di Cesare, il nostro stimato imperatore!
Insomma, la pace prima di tutto!
Cesare è garante della pace su tutta la terra, ma non solamente, anche delle nostre istituzioni. Chi vuole essere re, al posto di Cesare, è contro di lui e contro le nostre istituzioni.
Questa è la situazione attuale.
Moglie di Pilato:
Ma nessuno oggi vuol mettersi contro le istituzioni giudaiche!
Moglie di Caifa:
Nessuno! 
Però non bisogna sottovalutare certi reucci da strapazzo che, con la scusa di far qualche miracoletto, si tirano dietro un branco di mascalzoni. Insomma, noi non abbiamo responsabilità dirette, siamo donne e non siamo nemmeno i giudici della situazione... ma non possiamo certo dimenticarci di certi sovvertitori che seducono..
Moglie di Pilato:
Bisogna esser sempre vigilanti...
Moglie di Caifa:
E stroncare sul nascere... con decisione... senza debolezze...
Non vorremmo finire con il far la parte dei nemici di Cesare... E meritarci ingiustamente una simile fama, con il rischio che le cose si risappiano... Non sarebbe il primo caso che per debolezza o per calunnia qualcuno è stato accusato di aver favorito il disordine e, magari poi, insieme alla fama ha perso anche il posto e lo stipendio...




Moglie di Pilato:
Bisogna stroncare sul nascere...
Moglie di Caifa:
Pensa un po’ se Cesare venisse a sapere che si sottovalutano i terroristi che aspirano al potere!
Moglie di Pilato:
Cesare ha fiducia...
Moglie di Caifa:
Per questo non ha mai mandato incaricati a far controlli... 
Non ha mai cambiato le sue preferenze verso chi gli è fedele...
Moglie di Pilato:
Perché si è vigilanti...
Moglie di Caifa:
E attenti...
Moglie di Pilato:
E attenti...
Moglie di Caifa:
Pronti a stroncare sul nascere...
Moglie di Pilato:
Senza debolezze e falsa pietà...




Moglie di Caifa:
Senza pietà...
Moglie di Caifa: (Cambiando tono e umore, più allegra). 
Ma di cosa stiamo parlando proprio noi? A star sempre immersi nella politica, per via dei nostri mariti, si arriva a rubar persino il tempo alle amiche...
Spero di non aver troppo abusato... 
Sei appena uscita dal bagno e non ti ho lasciata nemmeno vestire.
Moglie di Pilato:
Non ti avrei lasciata andar via, senza almeno vederti...
Moglie di Caifa:
Né io passar sotto le finestre del tuo palazzo, senza nemmeno salutarti. 
Ma ora devo proprio andare!
Moglie di Pilato:
Mi spiace che vai già via... 
Spero di rivederti presto!
Moglie di Caifa:
Grazie ancora! Arrivederci.
Moglie di Pilato (Dopo che è uscita la moglie di Caifa).
Peste! Serpe! Vipera!
Sara, vieni qua!
Chi è quel Gesù?
Sara: 
Signora... che devo dire?
Moglie di Pilato:
Guarda che tu non c’entri! 
Qui c’è qualcosa di ben più grande di me e di te! Più grande dei Giudei e dei Romani! Allora vuoi dirmi chi è?
Sara: 
Dicono che è il Figlio di Dio...
Moglie di Pilato:
Figli di Dio, siamo un po’ tutti. Questo non è un gran male!
Sara: 
Ma egli si comporta come chi è Dio.
Moglie di Pilato:
Che cosa vuol dire?
Sara: 
Egli definisce la verità con la sua vita.
Moglie di Pilato:
La verità dipende dalle leggi e dalle tradizioni...
Sara: 
Egli si è fatto misura delle leggi e interprete delle tradizioni. 
Non condanna nemmeno i nemici e sana i malati...
Moglie di Pilato:
Sana i malati?
Sara: 
Anzi ha risuscitato dei morti. 
E dice che distruggerà il tempio e in tre giorni ne riedificherà uno nuovo.
Moglie di Pilato:
Impossibile!
Ma questa Livia non torna!


Entra Livia


Moglie di Pilato:
Che cosa fa Pilato?
Livia:
Di tutta la faccenda, se n’è lavato le mani.
Moglie di Pilato (con accento ironico).
Bella decisione! 
Scoperta sensazionale! 
Esempio storico d’impareggiabile saggezza! 
Cosa fa quel furbo? Se ne lava le mani!
E a chi ha dato la responsabilità del giudizio?
Livia:
Ai Giudei...
Moglie di Pilato:
Allora non ha condannato Gesù?
Livia:
Lo ha condannato!
Sì, ha condannato Gesù, ma dietro la pressione dei Giudei. Loro stessi si sono dichiarati responsabili di quel giudizio.
Moglie di Pilato:
Ma Gesù cosa ha detto? Cosa ha fatto?
Livia:
Non poteva far nulla, ma quel nulla lo ha fatto con una dignità e maestà che ha impressionato tutti!
Moglie di Pilato:
Disgraziati! Un giudizio così sbrigativo per un Dio! Purtroppo la cosa non finirà né presto, né mai!
Sara: 
Ma se è Dio, allora non ‘purtroppo’, ma ‘fortunatamente’ la cosa non finirà con una morte. Ritornerà la vita!
Moglie di Pilato:
Taci! 
Purtroppo ci siamo di mezzo noi e non come spettatori!


SCENA SECONDA
Una diceria tra la gente


Una piazza di Gerusalemme. 
Una signora, la moglie del comandante delle guardie, davanti alla porta di casa, 
a colloquio con un impiegato del sinedrio, vestito come un messo comunale.


Messo del sinedrio:
Buon giorno, signora. 
È lei la moglie del comandante delle guardie? 
Dov’è suo marito?
Moglie del capo delle guardie:
Scusi io non la conosco!
Messo del sinedrio:
Sono un impiegato del sommo sacerdote che cerca suo marito...
Moglie del capo delle guardie:
Per che cosa?
Messo del sinedrio:
Per via di quel Gesù che suo marito dice che si è risvegliato dalla morte...
Moglie del capo delle guardie:
Volete saper anche voi com’è successo? 
C’è poco da dire, solo che quello che voi dite esser stato morto si è alzato dal sepolcro in una luce accecante.
Messo del sinedrio:
Se era accecante, come ha fatto suo marito a vedere?
Moglie del capo delle guardie:
Anche il sole acceca, però lo si vede...
Messo del sinedrio:
Lasciamo stare... Suo marito dormiva!
Moglie del capo delle guardie: (Ironica). 
E il morto ne ha approfittato per scappare... 
Moglie del capo delle guardie: (Seria).
Domandatelo alle altre guardie.
Messo del sinedrio:
Malgrado dormisse, suo marito non deve aver paura di aver trasgredito gli ordini. Si capisce benissimo che per curare un morto non si deve stare sempre svegli... Il gran sacerdote dice che è scusato... Anzi, come lui fa in questi casi, ha preparato una bella mancia, perché suo marito dica la verità, cioè che tutto il manipolo dormiva...
Moglie del capo delle guardie:
E quel Gesù dove è finito?
Messo del sinedrio:
Lo hanno portato via i suoi discepoli! 
Ovvio, no?
Moglie del capo delle guardie:
Ovvio! Lo avete visto voi...
Messo del sinedrio:
Ovvio, perché lo ha visto suo marito e le altre guardie...
Moglie del capo delle guardie:
Mentre dormivano? 
Moglie del capo delle guardie: (Ironica). 
Mentre dormivano, potevano osservare di sottecchi, in silenzio, senza farsi accorgere, che il morto, contravvenendo alle disposizioni sanitarie di polizia mortuaria, veniva fraudolentemente rubato e allontanato dal suo legittimo luogo di sepoltura da alcuni terroristi, pronti a usarlo per successivi progetti di propaganda proibita e di azioni sovversive...
Messo del sinedrio: (Alterato) 
Insomma, quando c’è di mezzo una buona mancia, non si dovrebbero fare tante storie!
Moglie del capo delle guardie:
E, se il governatore viene a sapere che le guardie dormivano?
Messo del sinedrio: (Conciliante). 
Non si deve preoccupare! Pensa forse che il sommo sacerdote faccia le cose a metà! Per il governatore sa lui come comportarsi.
Insomma quante domande! Adesso che sa come stanno le cose, mi dice, dove è suo marito?
Moglie del capo delle guardie:
In servizio!
Messo del sinedrio:
Dove? 
Moglie del capo delle guardie:
Sono io il governatore? 
Comando io a mio marito, dove deve andare?
Messo del sinedrio:
Insomma questa mancia non v’interessa proprio?
Moglie del capo delle guardie:
Certo che m’interessa! Con questi chiari di luna!
Messo del sinedrio:
Allora mi manda da suo marito? Si o no?
Moglie del capo delle guardie: (Con prosopopea). 
Verrà lui stesso! 
Egli sa molto bene quali sono i suoi doveri e si presenterà subito dai suoi superiori, senza farli aspettare!
Messo del sinedrio:
Ah! Finalmente! Ci voleva tanto! 
Allora intesi! E buona giornata!
Moglie del capo delle guardie:
Ho capito benissimo! Sono contento che lei sia venuto... 
Venga ancora a trovarci! 
Moglie del capo delle guardie: (Tra sé). 
Se si tratta di mance!


Entrano in scena diversi passanti


Primo passante:
Signora! Dicono che quel morto se ne sia andato! 
Ha mai sentito dire che i morti camminano?
Moglie del capo delle guardie:
Ero lì io a vedere?
Secondo passante:
Però c’era suo marito...
Moglie del capo delle guardie:
Però era buio!
Terzo passante:
Ma ci fu una luce improvvisa...
Moglie del capo delle guardie:
Forse sono stati i suoi discepoli a portarlo via...
Primo passante:
Cosa dice suo marito?
Secondo passante:
L’ha visto rivivere?
Terzo passante:
Ha visto la luce?
Quarto passante.
Ha sentito il frastuono?
Moglie del capo delle guardie:
Quante domande! 
Mio marito era preoccupato perché le guardie dormivano...
Primo passante:
Da quando in qua le guardie fanno la sentinella ai morti!
Secondo passante:
Adesso non è più morto!
Primo passante:
Si è mai sentito dire che i morti risuscitano?
Terzo passante:
E allora questo Gesù dov’è?
Quarto passante.
Non aveva egli detto che sarebbe risorto?
Primo passante:
Le uniche persone che hanno visto erano le guardie...
Secondo passante: (Ironico) 
Ma le guardie dormivano e il comandante era intento a svegliarle!
Primo passante:
No! A vegliarle!
Terzo passante:
Con le nostre tasse pagano lo stipendio alle guardie per dormire!
Secondo passante:
E intanto i morti risorgono!




EPILOGO

SCENA UNICA 
Realtà mai alienate


Una veranda che dà sulla strada. 
Una signora anziana, in ombra, che quasi non si vede, 
risponde alle domande di un giovane signore, vestito come un buon medico dei giorni nostri. 
Fuori sulla strada improvvisamente una valanga di giovani 
gridando vociando e cantando come i Beatles del tempo nostro.


Sig. anziana:
Chi sono?
Medico:
Quattro giovanotti che suonano la chitarra, inneggiano all'amore che deve salvare il nostro mondo ridotto in malo modo! Folle di giovani li seguono entusiasti e i nostri anziani li guardano sorridendo, così le loro canzoni sono diventate popolari! Ma io non vorrei interrompere i nostri discorsi...
Sig. anziana:
Anche mio figlio parlava di 'amore'; eppure raramente nell'intimità della nostra casa e, ancor più raramente, con gli estranei, piuttosto faceva appello alla fede per risolvere i nostri problemi. Ben presto mi accorsi che non esiste amore senza la fiducia, né fiducia senza amore.
Medico:
Certo! Si ha fiducia di qualcuno solo se si conosce!
Sig. anziana:
Così, proprio così
Il più delle volte, per non dire sempre, sembrava che mio figlio conoscesse solo il ‹ dover essere › delle persone e delle cose, come se si fosse dimenticato del loro esistere abituale alle volte noioso o magari fastidioso!
Ma mi devo spiegare meglio! Generalmente gli Ebrei aspettavano un Messia nato da una vergine e avevano fiducia che sarebbe venuto, ma proprio per questo vivevano un assurdo pratico, infatti, per un verso volevano avere bambini per ottenere almeno un progenitore del Messia, per un altro verso avrebbero dovuto sapere che sarebbe nato da una vergine. La verità invece è sempre più semplice. Io allora da poco passata la fanciullezza, non avevo questi problemi, ma un giorno, mentre spazzavo la casa, improvvisamente, la luce di una persona, anzi una persona tutta luce, davanti a me m'illuminò di arcano e subito mi disse: "Ti saluto Maria, piena di grazie, il Signore è con te: ecco, concepirai il Figlio dell'Altissimo!".Quando l'angelo mi lasciò, io ormai ero un'altra persona. Come prima ero stata il ‹ dover essere › di me stessa, dopo ero l'‹ essere-incarnata-di-mio-figlio ›. In quel momento mi accorsi di amare perché avevo fede e di aver fede perché ero la madre di Dio. Improvvisamente cominciai a capire che portavo nel mio cuore un amore senza limiti e nel mio seno una responsabilità senza confronti.
Trent'anni dopo tutta un'altra esperienza.
I miei parenti e i parenti di mio figlio, lasciarono il paese per andare a cercarlo e per ridurlo a più miti pretese, perché dicevano che era diventato matto. Io che mi ricordavo di come già altre volte ancora altre persone mi avevano tacciato di pazzia, quando dovetti confessare d'essere madre, eppure vergine, non li lasciai partire da soli, per cercare con la mia presenza che evitassero, loro e non Gesù, di far pazzie; quando arrivammo da lui, ci trovammo davanti una folla di gente senza numero che lo attorniavano e, proprio per questo, non riuscimmo a parlargli. Gesù non ricevette nemmeno me ed io fui contenta di essergli lontana insieme ai miei parenti, prima inferociti, poi sorpresi, infine galvanizzati. In quel momento si ripeteva un'altra situazione assurda: Quella di un’umanità che aspettava un mondo nuovo con la rabbia in corpo, oppure con la sorpresa in volto; ma Gesù, immerso nella calca, indicando con un amore personale, a uno a uno i suoi più vicini, disse. "Ecco mia madre: è questa folla che ha fede nella volontà e nella potenza di Dio". Tra quelle persone non saranno mancati alcuni che avranno pensato che il fare opere che Dio vuole, equivale a vivere una sorta di pazzia, eppure non mancheranno mai persone che pur di fare la volontà di Dio siano persino pronte a compiere miracoli.
Medico:
Effettivamente è più miracoloso far sempre la volontà di Dio che non qualche volta un miracolo strepitoso. Oggi noi sappiamo che perfino nei mammiferi la stessa clonazione non è impossibile. D'altra parte Gesù ha fatto numerosi miracoli e, uno di questi, a Cana di Galilea, perché lei stessa lo ha richiesto.
Sig. anziana:
È stato così...


Entrano in SCENA numerose comparse.


Ma chi sono questi altri?
Medico:
È una manifestazione politica. La gente incolpa il governo della crisi economica e chiede un rimedio, forse con più rabbia che non speranza, ma certamente per sfogarsi, se può almeno protestare... 
Ma io la prego di continuare.
Sig. anziana:
Quando mi accorsi che mancava il vino sulla tavola del banchetto degli sposi, mi ricordai che durate tutta la vita non mi era mai mancato il necessario. Era stato per l'intervento di mio figlio o per quello di suo Padre? In casa si lavorava tutti senza illusioni e non senza impegno, ma non ci mancò mai la fede. Così dissi: "Non hanno vino!", perché ogni mamma, se è sola, va dai figli a chiedere aiuto.
È così, basta chiedere aiuto a chi lo può dare ed io ero sicura che il Figlio del Padre non lo potesse mancare.
Mi spiego meglio.
Mio figlio non mi ha mai disobbedito anche quando io non sapevo cosa comandargli. Era così ed è ancora così. 
Una mamma nei primi giorni dopo la nascita del suo bambino anche quando sembra dormire è sempre al suo servizio: risponde subito alle sue necessità, ancor prima di essere chiamata da un suo strillo; si dimentica di tutto, non della sua creatura. Allo stesso modo, ma viceversa, non può vivere senza di lui. Può succedere che egli, quando poi diventa grande, ha bisogno di un aiuto, oppure al contrario che lei ha bisogno di essere aiutata; ebbene, sia aiuti il figlio, sia abbia bisogno un aiuto, è sempre di primo acchito da e per il figlio e non ha alcuna vita senza di lui. Il mio Gesù è sempre stato per me ed io sempre per lui. Quante volte ho sentito successivamente i suoi discorsi fatti alla gente che lo ascoltava. Egli diceva: "Io sono la vite e voi i miei tralci"; ed io pensavo: Gesù è la mia vite, infatti, quando mai non mi sono sentita un suo tralcio? Egli aveva bisogno ed io avevo bisogno, io avevo bisogno e mi accorgevo che egli aveva già preso questo bisogno su di sé. Per spiegarmi meglio io avevo qualcosa: ecco era per Gesù, lui aveva qualcosa, ecco era per darlo a me. Non era lui che aveva bisogno, ma se lo aveva, era per darmi la possibilità di aiutarlo e se io avevo bisogno era perché potessi far quel che mancava insieme con lui. 
Ebbene come egli è mio figlio, ed io non ne ho altri, così egli è il Figlio del Padre e, come io ero il suo tralcio, così egli è la manifestazione dell'onnipotenza del Padre. Solo in questo modo mi rendevo conto di aver fede in lui e mi sembrava logico chiedergli dei miracoli, che miracoli non sono se invece questo amore diventa abituale ed è sempre di lui per me e di me in lui.
Vedi Luca, ti dico di più. Gesù parlava alle folle e diceva a tutti: "Voi siete i miei tralci, uniti, o recisi, che siate". Alla fine della sua vita in terra disse agli apostoli: "Voi siete i miei amici, ed io vi ho dato tutto quello che il Padre ha dato a me, ebbene, io sarò sempre con voi se vi amerete l'un l'altro". Io penso che in quel momento avesse trasferito la sua casa in mezzo agli apostoli, o meglio egli aveva trasferito gli apostoli in paradiso.
Tu mi dirai: "Ma Maria tu sei qui su questa terra! Non sei in paradiso", ed io ti rispondo: "Non è forse vero che oggi siamo qui tra noi, almeno un poco, già in paradiso?"...


Ritorna la folla in silenzio sulla strada, mentre si sfuoca l'attenzione su Maria e Luca.